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Una svolta scientifica nella lotta all’Alzheimer, la ricerca parla cosentino

Studio guidato dal professor Petrelli di Oriolo

Oriolo è un puntino sulla carta geografica. Un borgo di mille e ottocento anime fiorito in mezzo alle gobbe rocciose del Pollino. Oltre quelle curve naturali, che solo la montagna riesce a disegnare tra il cielo e la terra, c’è il resto del mondo che comincia una ventina di chilometri più a valle, e comincia dallo Jonio per allargarsi, poi, verso la Sibaritide. Da questo luogo incantato è iniziata la storia di Francesco Petrelli un neurobiologo che a 40 anni ha conquistato fama e successo firmando una delle scoperte scientifiche più importanti nel campo della genetica. Col suo gruppo di ricerca ha trovato la chiave d’accesso al meccanismo che permette di risvegliare le cellule staminali in quiescenza (o dormienti) nel cervello. Un processo che consentirà di potenziare le speranze di successo della medicina rigenerativa nel futuro. Una svolta importante contro le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson. E ci sono grandi speranze anche per la cura delle patologie neuropsichiatriche moderne come la depressione.
Lo studio rivoluzionario, appena pubblicato su “Science Advances”, ha dato un senso alla collaborazione tra due università svizzere, quella di Ginevra e quella di Losanna, sotto la direzione dei professori Knobloch e Martinou. Il professor Petrelli, che ha coordinato l’attività di ricerca, ha studiato all’Unical. «Sì, mi sono laureato in Chimica e tecnologie farmaceutiche e, poi, ho iniziato il dottorato di ricerca che mi ha portato, nell’ultimo anno, a lavorare qui, in Svizzera. La cosa straordinaria è che mi è stata subito offerta una posizione all’università, a Ginevra e a Losanna. Pur vivendo all’estero, comunque, sono rimasto legato alla mia Oriolo, la terra dove torno spesso. Anche mia moglie è calabrese, di Serra San Bruno. Per entrambi l’amore per la Calabria è vita».
Una vita professionale che, per il professor Petrelli, è cambiata all’improvviso, grazie alla scoperta che ha, finalmente, permesso di capire come fanno ad addormentarsi le cellule staminali nel cervello dell’uomo adulto. Un letargo che ne congela la capacità rigenerativa aprendo quello squarcio che il male dilata velocemente. «Per poter risvegliare queste cellule dormienti o quiescenti – ha spiegato il professore – abbiamo dovuto decifrare il linguaggio molecolare alla base del loro sistema di inattivazione. Utilizzando avanzate tecnologie molecolari abbiamo trovato che alla base del sistema di quiescenza c’è un gruppo di organelli intracellulari chiamati mitocondri, gli stessi che le cellule usano per produrre la loro energia. In questo modo, siamo riusciti a riprogrammarne l’intero metabolismo delle cellule e a riattivarle».

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