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'Ndrangheta, Antonella Lopardo uccisa con 38 colpi al posto del marito

I killer hanno bussato alla porta di casa e quando la donna ha sbirciato da dietro una finestra sono partite le raffiche mortali. S’è trattato di un ennesimo e clamoroso errore di persona

Antonella Lopardo insieme al marito Salvatore Maritato

Trentotto colpi. Sparati contro un’ombra comparsa dietro la finestra. Trentotto proiettili calibro 7,62 e calibro 9 esplosi da un fucile mitragliatore Ak 47 kalashnikov e da una pistola semiautomatica Luger. Uno sfoggio dimostrativo di potenza offensiva usato per colpire Salvatore Maritato, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, coinvolto e condannato nel quadro della maxinchiesta “Omnia”. Una inchiesta che mirò al cuore della cosca di ’ndrangheta guidata nella Sibaritide, fino al 2007, da Antonio e Vincenzo Forastefano. L’esagerato volume di fuoco ha però fatto la vittima sbagliata: Antonella Lopardo, 49 anni, moglie del vero obiettivo dei due sicari. La donna e il marito stavano guardando un programma televisivo quando hanno sentito due tocchi al campanello della porta d’ingresso: erano da poco passate le 21,30 e fuori pioveva a dirotto. “Chi può essere a quest’ora?” si sono domandati. La quarantonovenne è andata verso la porta d’ingresso ma, prima di aprire, s’è avvicinata alla finestra per sbirciare all’esterno: è a questo punto che i sicari hanno premuto i grilletti delle loro armi. È stato un inferno: la Lopardo, investita dal piombo incandescente, ha tentato di ripararsi il viso con le braccia ma i proiettili non le hanno dato scampo. È stata colpita al volto, al torace e agli arti superiori. Il marito, rimasto fuori dalla linea di tiro, non è stato invece neppure sfiorato. L’uomo si è steso a terra aspettando che gli attentatori finissero di far fuoco. Probabilmente, non notando altri movimenti all’interno dell’abitazione, i due assassini hanno pensato di aver centrato l’obiettivo rinunciando perciò a farvi irruzione. E così, esauriti i caricatori, si sono allontanati velocemente a piedi verso l’auto, ferma in un piazzale distante una quarantina di metri, su cui li attendeva un complice.
I sicari erano rimasti appostati per alcune ore in contrada “Cicchitonno” di Cassano. Speravano che Salvatore Maritato uscisse da casa per ucciderlo ma la pioggia battente che l’altra sera ha flagellato per ore la zona di Sibari ha indotto l'uomo a non spostarsi come solitamente faceva. Ecco perchè hanno poi deciso di agire usando lo stratagemma della scampanellata a casa. Uno stratagemma rivelatosi fallimentare che ha cagionato la morte della donna caduta per sbaglio al posto del marito. Gli “azionisti” spediti a compiere la missione di morte, hanno mostrato nell’agire una estrema frettolosità non calcolando la possibilità di compiere un clamoroso errore di persona. È bastato scorgere quell’ombra dietro la finestra posta al pianterreno dello stabile per indurli a sparare a più non posso. Troppa ansia da prestazione, troppa superficialità per dei “professionisti” della morte. Non solo: sul terreno davanti alla casa hanno seminato una scia di bossoli e qualche traccia organica che potrebbero rivelarsi utili alle indagini. Sempre nella Sibaritide, due persone sono state in passato ammazzate per errore: Francesco Salerno, assassinato il 24 novembre del 2002 durante un agguato compiuto contro i germani Forastefano e Fazio Cirolla, ammazzato il 27 luglio del 2009 dai killer incaricati di far fuori Salvatore Lione, “contabile” del clan.
La Procura di Castrovillari, diretta da Alessandro D’Alessio, che ha assunto la direzione della indagini, conferirà oggi l'incarico per l'autopsia sul corpo di Antonella Lopardo. Gli atti saranno poi trasmessi alla procura antimafia, guidata da Nicola Gratteri. La matrice dell’assalto compiuto in contrada “Cicchitonno” porta, infatti, l’inconfondibile “timbro” della ’ndrangheta.

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