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Il detenuto cosentino rimasto in carcere per 52 anni: la storia di Antonio Mazza

L’incredibile storia di Antonio Mazza autore di una strage, graziato dal Presidente della Repubblica e morto in un ospizio

Francesco Caravetta, archivista investigativo

Un archivista investigativo che coltiva il gusto della scoperta. E alcune delle sue scoperte lasciano davvero sbalorditi: Francesco Caravetta è uno studioso colto e appassionato e gestisce per puro diletto un sito - “Antichi delitti” - con milioni di follower sparsi per il mondo. A Caravetta si deve la scoperta d’una storia singolare: riguarda l’uomo che in Italia, negli ultimi due secoli, ha trascorso il maggior tempo della sua vita in prigione. È un cosentino ormai dimenticato, arrestato dopo aver compiuto una strage nella zona di San Lucido. Si chiamava Antonio Mazza e venne condannato per triplice omicidio e lesioni gravissime. Fu incarcerato a Cosenza nel lontano 1898 e rimase dietro le sbarre sino all’11 novembre del 1959 quando il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, gli concesse la grazia. Restò dunque imprigionato ininterrottamente per 52 anni e quando il personale del carcere di Procida dov’era detenuto, gli comunicò che sarebbe stato liberato, chiese di poter rimanere nel penitenziario. Non sapeva che farsene di una vita da uomo libero: non c’erano parenti ad aspettarlo, né amici disposti a offrirgli aiuto. La sua vita era trascorsa prima dietro le sbarre dell’istituto di reclusione di Pianosa e, poi, dietro quelle dell’isola campana. In tutto trascorse in prigione 19.000 giorni, una eternità. Ormai ultraottantenne torna a vivere tra la gente in assoluta miseria, ospite di un ospizio per poveri di Roma, ricordando poco o niente del suo tumultuoso passato. Spiega Francesco Caravetta: «Il mondo era cambiato e lui non se n’era accorto: guerre mondiali, cambi istituzionali, vite illustri, fatti epocali. Da dentro il carcere lui vedeva poco o nulla. La sua storia, testimoniata dagli atti processuali che ho ritrovato è davvero unica nel panorama criminal-giudiziario del nostro Paese».

La storia

Mazza ha 45 anni quando l’Italia decide di partecipare al primo conflitto mondiale e 52 quando le colonne fasciste marciano sulla Capitale. È in galera quando la Germania annette l’Austria e poi invade la Polonia scatenando il secondo conflitto globale. Dalla cella del penitenziario sente il rombo dei bombardieri inglesi e americani che puntano sulle città italiane per raderle al suolo. e in catene anche quando Mussolini viene ucciso e la Monarchia è sostituita - per referendum - dalla Repubblica. «È un uomo solo che conduce una esistenza» sottolinea Caravetta «scandita dai ritmi monotoni della vita in penitenziario, una vita che lo aliena dal resto del mondo. Un mondo nel quale non rientrerà appieno neppure quando sarà scarcerato per volontà di Einaudi». Antonio Mazza morirà due anni dopo la rimessione in libertà. E porterà con sé le colpe della ferocia mostrata in un sol giorno contro l’operaio Luigi Fanella, la guardia muncipale Achille Sammarro, assassinatoi a coltellate; la casalinga Concetta Martire, ferita gravemente, Salvatore Iorio, un diciannovenne tornato in Calabria per espletare il servizio militare (pure lui accoltellato a morte) e la casalinga Rosa Rago, uccisa a rasoiate. Altre 9 persone verranno ferite dall’omicida che verrà arrestato e poi condannato all’ergastolo dalla Corte di assise del capoluogo bruzio. Nessuno sa dove sia stato sepolto.

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