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'Ndrangheta nella Sibaritide, la supercosca Zingari-Forastefano all’assalto delle imprese

Il clan Abbruzzese aveva preso di mira le strutture turistico-ricettive della zona. Incendiate una sala e la lavanderia. L'estorsione all'imprenditore Sauve

La supercosca Zingari-Forastefano all’assalto delle imprese. Dalle carte dell’operazione Athena, scattata all’alba di ieri e condotta dalla Dda di Catanzaro, emerge chiaramente come imprese e aziende fossero sotto la morsa della criminalità organizzata. Il lavoro dei pm antimafia ha permesso di ricostruire innanzitutto cosa accadde a cavallo tra il 2018 e il 2019 quando, nel giro di venti giorni, all’imprenditore Luigi Sauve e ad un suo stretto collaboratore furono date alle fiamme due vetture, la lavanderia industriale che serviva i suoi tre villaggi turistici Minerva, Maregolf, Marlusa più il centro benessere Pietra di Luna, oltre una sala deputata ai banchetti matrimoniali pronta e imbandita proprio perché il giorno in cui venne scoperta l’intimidazione si doveva svolgere una cerimonia. Un atto chiaramente intimidatorio visto che fuori dalla sala “Giunone” venne ritrovata una tanica di benzina, vuota, da venti litri e, già nei mesi scorsi, la struttura era stata oggetto di piccoli furti e danneggiamenti. Per questi atti intimidatori sono finiti sotto inchiesta Nicola Abbruzzese, Alessandro Cerchiara, Maurizio Falbo, Emilio Ferrara e Amjad Iqbal. I sospetti degli inquirenti si sono concentrati subito sulla figura di Maurizio Falbo (“trapanaridd”), in ragione di alcuni colloqui intercettati in prossimità con il verificarsi degli eventi. Le attività tecniche hanno permesso di acquisire dettagli assolutamente concordanti ed univoci circa il diretto coinvolgimento di "trapanaridd'' e Amjad lqbal detto Mustafà mentre il mandante sarebbe stato Nicola “semiasse” Abbruzzese. Limitatamente al primo incendio della sala ricevimenti del Giunone, Emilio Ferrara,avrebbe dovuto fare da palo ma, a causa di un malore, sarebbe poi stato sostituito da Cerchiara. Un agire delittuoso che sarebbe corroborato da tutta una attività tecnica: gli inquirenti hanno captato alcuni dialoghi in cui Falbo e Iqbal parlavano prima dell’essersi riforniti di benzina e, dopo l'incendio, commentavano apertamente l'esecuzione materiale del gesto intimidatorio realizzato dal cittadino extracomunitario.

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