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Il dramma dei “Neet”: non vanno a scuola, né frequentano l'università o si formano. In Calabria sono il 28,2%

Il tasso dello scorso anno è in discesa rispetto al 2021 (33,5%) e al 2020 (34,4%) ma si tratta di un miglioramento dovuto, tuttavia, alla contrazione della popolazione attiva

Palermo, Catania e Messina a top per il fenomeno dei "neet"

Dentro quella sigla finiscono intrappolati i sogni dei più giovani. Ragazzi e ragazze che hanno smesso di credere nel futuro. Sono i “Neet” (che significa “Not in Education, Employment or Training”), giovani senza speranza. Dentro quella definizione è descritta un’intera generazione, quella dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, ragazzi che, in pratica, hanno rinunciato a vivere. Non vanno più a scuola, non seguono corsi universitari e hanno detto “no” alla formazione. Un esercito di “analfabeti lavorativi” che ha smesso di credere alla possibilità di trovare un’occupazione. L’Istat ha appena definito il perimetro dei Neet in Calabria in un 28,2% della popolazione giovanile (in Italia solo Sicilia con 32,4% e Campania con 29,7% fanno peggio). E, incrociando i dati anagrafici dei 15-29enni residenti nella regione ammonta a 287.690, i senza lavoro, scuola e formazione sono più di 81mila. Certo, il tasso dello scorso anno è in discesa rispetto al 2021 (33,5%) e al 2020 (34,4%) ma si tratta di un miglioramento dovuto, tuttavia, alla contrazione della popolazione attiva, che riflette sia il mancato recupero nei tassi di partecipazione osservati prima della pandemia sia soprattutto il calo demografico in atto.
Dispersione scolastica Un giovane su tre non studia e non cerca un lavoro. Scompare dalle statistiche attive precipitando in mezzo alla palude. Ma ci sono altri numeri che soffiano sul fuoco della preoccupazione per il destino dei giovani e sono le cifre della fuga degli studenti dalla scuola. Ogni anno, un numero impressionante di ragazzi lascia il percorso di studi e non torna più indietro. Lascia e va via, senza speranze, senza obiettivi. È la fuga dai banchi, una lancia conficcata nel costato della società del futuro. Dietro l’abbandono scolastico, la frequenza irregolare, l’insuccesso o il ritardo negli studi si annidano storie di disagio. Sono esistenze fragili, che si frantumano in fretta. Si comincia con la diserzione delle lezioni e si finisce, poi, per abbandonare definitivamente la scuola. Un fenomeno ad alto rischio sociale nel Sud, soprattutto, in Calabria. Nel 2021, secondo l’Istituto di statistica di Stato, il dato regionale si è attestato al 14% contro una media nazionale che galleggia attorno al 12,7%. Solo Sicilia, Puglia, Campania e Valle d’Aosta fanno peggio. L’obiettivo dell’Unione europea è quello di scendere al 9% entro il 2030. Traguardo che non sarà facile da raggiungere considerando che si tratta di una emorragia di ragazzi che sceglie di fermarsi consapevolmente dopo aver cercato inutilmente un varco nel mondo occupazionale. E, all’ennesimo tentativo, si getta la spugna. Neanche il tentativo offerto dall’alternanza scuola-lavoro è servito a generare fiducia nell’avvenire.

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