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Siamo tutti più poveri. Casa, salute e denaro feriscono i calabresi: i dati preoccupanti

Una conferma della difficoltà del momento giunge dal report statistico annuale di Caritas italiana

Aumentano le povertà, a Cosenza come nel resto della Calabria. Lo raccontava nei giorni scorsi su queste colonne il bilancio sociale della fondazione “Casa San Francesco d’Assisi” impegnata anzitutto nella città dei Bruzi. Tra l’altro, aggiungevano i volontari dell’opera francescana, parallelamente peggiora la salute. E non è un caso, poiché spesso i due problemi sono strettamente collegati: quando si fa fatica a far quadrare i conti, non è facile riuscire a pensare adeguatamente alla salute. Spesso, anzitutto per ragioni economiche, si rinviano analisi ed esami.
Una conferma della difficoltà del momento giunge dal report statistico annuale di Caritas italiana che racconta come continuano ad allungarsi le file dei poveri davanti ai suoi sportelli. Si tratta in maggioranza di donne, mentre crescono i lavoratori sottopagati che non riescono ad arrivare a fine mese per il caro affitti e i rincari delle bollette. Nel 2022 gli indigenti che bussano alle parrocchie o nei centri diocesani sono cresciuti del 12,5% rispetto all'anno precedente proseguendo una tendenza preoccupante. L’anno passato sono state aiutate dalle Caritas 256 mila persone. Oltre la metà, il 51,9%, vive al Nord, il 27 nel Centro e il 21,1% al Sud. Non si tratta solo di nuovi poveri: quasi il 30% delle persone è infatti accompagnato dalla rete Caritas più di cinque anni. L'età media è 46 anni, a chiedere aiuto sono più donne (52,1%) che uomini (47,9%). In media sono state ascoltate 89 persone per ogni centro. Sono stati complessivamente erogati 3,4 milioni di aiuti e interventi, una media di 13,5 prestazioni a persona (ascolto, orientamento, erogazione beni materiali, accesso alle mense, accesso agli empori, prestazioni sanitarie). In risposta all'ondata di profughi ucraini, 21.930 sono stati supportati dalla rete Caritas.

Lavoro e nuovi poveri

In Calabria quasi uno su due (42,9%) sono disoccupati o inoccupati, una su cinque (23%) casalinghe, 16,3% risultano occupati ma evidentemente non guadagnano abbastanza per campare in maniera dignitosa e pensare a tutto, tanto da avere bisogno dei servizi Caritas. Nel gruppone c’è pure l’8,2% di pensionati.
Inquieta il dato calabrese relativo alla storia delle persone aiutate dalla Caritas, perché una su due (50,4%) sono nuovi poveri, il 24,3% è seguita da 1 o 2 anni, il 16,1% da 5-10 anni, l’8,2% da 3-4 anni, appena l’1,1% da oltre 10 anni.

I volti delle povertà

Racconta molto pure il grafico che cristallizza il tipo di bisogno mostrato da quanti hanno varcato la soglia degli avamposti Caritas. In Calabria il più diffuso (54,7%) risulta essere la povertà economica, a seguire (37,8%) i problemi di occupazione, quindi 28,7% problemi di immigrazione e perciò si tratta di cittadini stranieri, poi 16% problemi di salute, 13,4% problemi abitativi, 7,8% problemi familiari, 5,4% problemi di istruzione, 1,9% problemi legati a detenzione e giustizia, 1,7% problemi con le dipendenze, 1% problemi di handicap e disabilità. Infine 8,2% ha chiesto aiuto per altri tipi di ragioni.

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