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Legami criminalità cosentina e quella orientale. Il procuratore d'Alessio: “Anche in Calabria malavitosi cinesi nel commercio degli stupefacenti”

Dopo l'individuazione dei due “laboratori” di coltivazione della marijuana scoperti a Santa Sofia e Luzzi

Lo spettro di lucrosi connubi tra la criminalità locale e quella cinese aleggia sulla individuazione dei due “laboratori” di coltivazione della marijuana scoperti a Santa Sofia e Luzzi. Il procuratore di Castrovillari, Alessandro d’Alessio, commenta: «I cinesi hanno una abnegazione al lavoro, un rispetto per le loro interne gerarchie, una sostanziale tendenza al silenzio, una operatività costante e una capacità di reimpiego dei capitali in funzione del riciclaggio, che li rendono i partners ideali per le altre mafie. La sinergia con le cosche della 'ndrangheta non può pertanto escludersi. La loro presenza in più aree del Cosentino con attività di produzione stabile di droghe leggere non può essere letta solo come una loro autonoma iniziativa criminale». Mai prima d’ora in Calabria era stata provata la presenza di malavitosi asiatici impegnati nel settore degli stupefacenti. O, forse, mai nessuno se n’era accorto.

Il procuratore D'Alessio

Lo scenario investigativo s’arricchisce dunque d’una “variabile” non calcolata. E, tra ‘altro, nel mondo degli “affari” gestiti dagli orientali è difficile districarsi. I pentiti si contano sulle dita di una mano e non esiste una mappatura delle consorterie cinesi operanti nel nostro Paese. Trovarli in Calabria, dove agisce la più radicata e feroce delle mafie italiane, a produrre droghe leggere lascia basiti. Chi sono i loro alleati locali? Mistero. L’«erba» prodotta nei capannoni del Cosentino era probabilmente destinata al mercato olandese. Un mercato nel quale gli ‘ndranghetisti sguazzano da tempo...

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