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Cosenza, Libera ricorda le vittime uccise per errore dai killer

L’associazione fondata da don Luigi Ciotti rilancia il “dovere” della memoria

Lo stadio di Paola, luogo del delitto Maiorano

Errori fatali. Compiuti da sicari sopraffatti dall’ansia omicida. “Azionisti” accecati dall’adrenalina e dalla voglia di premere il grilletto che hanno sparso sangue innocente. È accaduto a Cosenza, Paola, Cassano, Sibari: l’ultima “vittima collaterale” si chiamava Antonella Lopardo, aveva 49 anni ed è stata falciata dalle raffiche di mitragliatore kalashnikov destinate al marito. Era in casa, a Sibari, il due maggio scorso, quando gli attentatori l’hanno scambiata per il coniuge, Salvatore Maritato. La Lopardo s’era affacciata alla finestra della villetta in cui viveva da anni per vedere chi avesse suonato al campanello di casa: erano da poco passate le 21 e 30. Nella nostra provincia il suo non è un caso isolato e proprio in questi giorni vengono ricordati Antonio Maiorano, ammazzato il 21 luglio del 2004, davanti allo stadio di Paola mentre stava leggendo la “Gazzetta del Sud” e Fazio Cirolla, ucciso nel luglio di cinque anni dopo, in una rivendita di pezzi di ricambio per auto a Cassano, davanti agli occhi del figlioletto. Il primo fu scambiato per il boss Giuliano Serpa, l’altro assassinato al posto dell’allora contabile della cosca Forastefano, Salvatore Lione.
A loro si aggiunge Francesco Salerni, 40 anni, agricoltore di Altomonte, ammazzato a colpi di kalashinkov in contrada “Le Sorgenti” di Cassano davanti all’abitazione dei boss Antonio e Vincenzo Forastefano, il 24 ottobre del 2002. I killer volevano uccidere i due malavitosi e centrarono lui. Infine, Salvatore Altomare, che, invece, era tornato nella sua città natale, Cosenza, per organizzare la cerimonia di Prima comunione della figlia. Faceva il custode in un museo a Venezia, ma la Calabria gli era rimasta nel cuore. Quel giorno di giugno del 1981 due assassini prezzolati avevano il compito di eliminare Carlo Rotundo, il “contabile” del potente clan mafioso Perna. Raggiunsero l’obiettivo e fecero fuoco, centrando la vittima designata ma pure Altomare che non c’entrava nulla.
Il triste ricordo di queste tragedie è alimentato dal presidio di Libera “Sergio Cosmai” di Cosenza, guidato da Franca Ferrami e da quello di Cassano, diretto da Jessica Mara Vincenzi.

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