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Le confessioni dei collaboratori sulle vittime della lupara bianca a Cosenza

Il caso irrisolto di Antonio Sena svanito nel nulla nel luglio 2012. E le rivelazioni di Bruzzese su Sestino Bevilacqua sparito nel 2002

I “segreti” inconfessabili custoditi dai pentiti. Roberto Porcaro è stato al vertice delle cosche “confederate” bruzie per lungo tempo. Di più: per anni ha fatto da braccio destro a Francesco Patitucci, ritenuto l’elemento di vertice assoluto dei clan. Conosce, dunque, molti particolari su fatti vecchi e nuovi avvenuti nell’area urbana e non solo. Nel mondo criminale le informazioni tra chi siede a capo delle consorterie corrono veloci. È importante sapere tutto per non essere sorpresi da eventuali iniziative delle forze dell’ordine. E se c’è qualcuno, per esempio, che scompare per lupara bianca, chi comanda ne conosce le ragioni e sa chi s’è incaricato di farlo sparire. Porcaro, dunque, potrebbe rivelarsi una preziosa “fonte” per i magistrati inquirenti.
Uno dei casi più famosi rimasti insoluti riguarda Antonio Sena 40 anni scomparso a Cosenza il 14 luglio del 2012. Il quarantenne, nipote omonimo del celebra padrino della vecchia ‘ndrangheta ucciso nel 2000 a Castrolibero, uscì dal supermercato di Piano Lago dove lavorava e svanì nel nulla. La sua auto venne successivamente ritrovata in pieno centro urbano, regolarmente parcheggiata. I suoi assassini furono attentissimi: non lasciarono nell’abitacolo tracce biologiche e impronte dattilosciopiche. Le ricerche dell’uomo compiute dalla polizia non diedero esito e l’inchiesta avviata dalla procura cadde nel vuoto. Cosa sa il boss pentito della eliminazione di Sena? Potremo capirlo quando i verbali con le sue confessioni saranno depositate senza “omissis”.
Un altro ex “capo”, ma della criminalità nomade, Franco Bruzzese, oggi collaboratore di giustizia, ha già offerto invece la chiave di lettura per comprendere le ragioni di altre tre sparizioni. Bruzzese, infatti, ha raccontato ai pm della Dda che Gianfranco Iannuzzi fu eliminato nell’aprile del 2001, perché «aveva partecipato alla strage di via Popilia e si temeva che potesse diventare pentito come Franco Bevilacqua. Se si sospettava che qualcuno potesse andare a dare conferma alle confessioni del boss pentito Bevilacqua veniva subito eliminato. Lo eliminavano e buonanotte, senza pensarci due volte».

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