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Stordita e poi violentata dall’ex datore di lavoro: donna di Corigliano Rossano ritrovata in un residence

Imprenditore 62enne agli arresti domicilari

L'inganno e la violenza. Un giornata da trascorrere in una struttura di lusso, l'idea di vivere ore di relax riuscendo pure a mangiare qualcosa lontano da Corigliano Rossano. La “trappola” perfetta per approfittare sessualmente di una donna. Una donna “drogata” – è questa l’ipotesi di accusa– da un imprenditore sessantaduenne della città ionica che è stato arrestato dai carabinieri di Rende con la pesante accusa di violenza sessuale. A ordinare l'assegnazione ai domiciliari dell'indagato è stato il gip di Cosenza, Claudia Pingitore, che ha accolto le richieste del procuratore capo Mario Spagnuolo e del pm Bianca Maria Battini.
Lo stupro sarebbe stato consumato in un residence di Lattarico dove la vittima è stata condotta dall'uomo dopo essere stata “stordita” con sostanze in grado di scemarne le capacità reattive. A ricostruire il complesso quadro indiziario, gli investigatori, diretti dal capitano Chiara Soldano.
Ma ricostruiamo gli accadimenti che risalgono alla fine del febbraio scorso. La donna è stata ritrovata in stato confusionale dai proprietari della struttura ricettiva preoccupati e insospettiti dal fatto che l'imprenditore con cui era arrivata in compagnia, si fosse allontanato da solo. Dopo qualche ora, non vedendo rientrare l’uomo, hanno perciò bussato alla porta della stanza che il sessantaduenne aveva prenotato a suo nome, senza ottenere risposta. Hanno così deciso di utilizzare la chiave di sicurezza e sono entrati trovando appunto la vittima in uno stato preoccupante sia dal punto di vista fisico che psicologico: faticava a stare in piedi, aveva lo sguardo fisso nel vuoto e parlava confusamente biascicando le parole. Non solo: lamentava dolori al basso ventre e appariva con le pupille dilatate. È stato perciò richiesto l'intervento di un'ambulanza e la donna trasferita all'ospedale dell'Annunziata di Cosenza.

La vittima, che non presentava ferite da difesa sul corpo, è stata sottoposta a visita ginecologica. L’esame avrebbe confermato il pregresso rapporto sessuale tuttavia non caratterizzato da atti di violenza. La circostanza sarebbe spiegata dalla circostanza che, al momento dell’aggressione fisica, era in stato confusionale e, quindi, non in grado di reagire. Tutto sarebbe cominciato con la ingestione del contenuto di una bottiglietta d’acqua avvenuta nell’ufficio che la vittima divideva con l’indagato in quanto sua dipendente. Dopo aver sorseggiato metà del contenuto della bottiglietta, la donna pare abbia perso le sue normali funzioni cognitive. Nel senso che non ricorda più nulla se non di essersi svegliata nella camera da letto. Il personale della struttura di Lattarico ha confermato che la vittima era apparsa intontita già all’arrivo e, poi, durante il pranzo. Il cameriere che nel pomeriggio ha successivamente portato una bottiglia di champagne, nella camera in cui l’imprenditore l’aveva invitata a seguirlo, ha svelato agli investigatori che la donna, apparsa sulla porta, si comportava in modo “strano” e si muoveva male.
Il magistrato inquirente e i carabinieri hanno scoperto che nel 2015, l’odierno indagato, era stato denunciato da una minorenne per un analogo episodio svoltosi con modalità sovrapponibili. Pure il quel caso la vittima sosteneva di essere stata “intontita”.

 

 

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