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Rende piange la tragica morte di Giuseppe Bruno. Ansia per la giovane che era in moto con lui

Grave in Rianimazione una ragazza di Taverna di Montalto con un trauma addominale. Lo scontro moto-auto alle 2,30 della notte tra sabato e domenica, alle porte di San Fili, sulla SS 107

Il dolore e la sofferenza sono corde che vibrano improvvisamente in una notte balorda sulla Statale 107, alle porte di San Fili. Da Paola a Crotone, questa strada è quotidianamente un via vai continuo di storie che s’incrociano, di vite che si sfiorano e che, ogni tanto, finiscono tragicamente dentro una curva o lungo un tratto rettilineo. Le croci piantate ai margini dell’asfalto nero e grigio ricordano il sangue versato in questi anni. E dall’ultima notte, calda e umida, la notte dell’antivigilia di Ferragosto, è affiorata una spaventosa sciagura che ha investito due famiglie. Una notte sconquassata da uno schianto e con il tempo che è sembrato improvvisamente collassare in mezzo alla periferia occidentale di Cosenza, quella più silenziosa e remota che s’allarga nella campagna attraversata dalla grande arteria. Un boato che ha fatto calare il sipario sulla giovane esistenza di Giuseppe Bruno.
Lui, ventiduenne di Rende, da sei mesi era diventato militare nell’Esercito Italiano, in servizio a Caserta. Quella strada l’aveva sempre percorsa in sella alla sua moto. Era un ragazzo a posto, un ragazzo con tanti amici e tante passioni che aveva già saputo impostare la sua vita su precise coordinate. Conosceva bene la Statale, sapeva che in certi punti si stringe improvvisamente come una insidia tenace e poi torna ad allargarsi. Sabato notte Giuseppe guidava la sua moto come al solito. In sella c’era Emma C., 23 anni, di Taverna di Montalto. Tornavano da una serata trascorsa insieme sulla costa, una serata di spensieratezza e allegria. Dovevano arrivare a casa ma quel viaggio è terminato prima, all’altezza della progressiva chilometrica 14,100, poco prima di raggiungere lo svincolo per San Fili. Per cause ancora da accertare, il cavallo d’acciaio è andato improvvisamente incontro al suo destino finendo la sua corsa contro un’auto che era diretta verso il mare. Un urto violento. Il ragazzo è morto, probabilmente, sul colpo. La sua amica, invece, nell’urto, è stata sbalzata via dal mezzo.
Subito sono stati allertati i soccorsi. Sono arrivati i carabinieri del Radiomobile di Rende, il 118 della Postazione Unical, i vigili del fuoco e i mezzi dell’Anas per bloccare la circolazione (uno stop documentato da una foto postata sul web da Umberto Calipari). La ragazza è stata portata all’Annunziata di Cosenza dove i medici hanno accertato una serie di traumi addominali. Ieri è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico prima di essere riportata in Terapia intensiva. Ma le sue condizioni sono disperate. Gl’investigatori dell’Arma, coordinati dal capitano Chiara Soldano, per tutta la notte, hanno cercato le tracce della tragedia sull’asfalto per provare a ricomporre la tragedia. Una chiave che sperano di ottenere dall’incrocio dei rilievi fotografici con quelli planimetrici. Una dettagliata informativa è stata inviata al capo dei pm Mario Spagnuolo.
Ieri, in ospedale si sono rincorsi sentimenti diversi. Cordoglio e partecipazione collettiva, ansia e disperazione. Nella morgue dell’Annunziata sono stati ricomposti i resti mortali di Giuseppe Bruno. Da Caserta è arrivato anche il suo comandante per portare la vicinanza dell’Esercito alla famiglia. E, poi, all’esterno, si sono radunati tantissimi amici. Tutto questo mentre a poche decine di metri, i familiari di Emma stazionavano fuori dalla Rianimazione. I congiunti non si sono mai mossi da quei corridoi in attesa di un cenno di speranza dei medici. Soffrono tanto, soffrono di un dolore intimo, un dolore privato e composto. A distanza di ore, però, resta inevitabilmente il riserbo sulla prognosi. Serve tempo, dicono i medici.

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