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La droga prodotta dai cinesi in capannoni del Cosentino e del Catanzarese venduta nelle città olandesi

Nuova inchiesta della Dda di Catanzaro

Le “fabbriche” cinesi. Specializzate nella produzione di marijuana di primissima qualità venduta nelle aree metropolitane della lontana Olanda. La filiera produttiva di matrice orientale tuttavia non ha le sue aziende-piantagioni negli appezzamenti di terreno demaniale calabrese oppure nelle pianure dei Paesi Bassi ma all’interno di anonimi capannoni industriali di piccoli centri della nostra regione. È quello che nel luglio scorso ha scoperto la Polizia facendo irruzione in tre diverse strutture collocate nelle province di Cosenza e Catanzaro.
Il “sistema” messo in piedi dagli asiatici ha attirato l’attenzione della procura distrettuale di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri che ha assunto la direzione delle indagini. La ragione? La droga leggera prodotta in Calabria finisce in terra olandese, così almeno sembrerebbe. Insomma sarebbe stato messo in piedi un vero e proprio traffico internazionale di “erba”. Ma come parte l’inchiesta? Il sei luglio scorso i poliziotti del commissariato di Corigliano Rossano, diretti dal vicequestore Giuseppe Zanfini, insospettiti dagli strani movimenti di un furgone che vedono in giro da qualche giorno, iniziano un pedinamento. E scoprono che l’autista coriglianese del mezzo tira dritto sino alla periferia di Santa Sofia d’Epiro, fermandosi vicino all’ingresso di un capannone industriale apparentemente in disuso. L’uomo entra all’interno e gli agenti fanno irruzione: la sorpresa è grande. L’immobile è stato trasformato in una immensa serra dotata di sistema d’irrigazione, lampade che riproducono la luce solare, essiccatori e marijuana a volontà. Il coriglianese finisce in manette insieme con tre cittadini cinesi sorpresi nella “fabbrica”.

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