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Cosenza, le confessioni del pentito Franco Greco: le bombe preparate nel garage di Porcaro

Il pentito... spentito. In videoconferenza Roberto Porcaro ha confermato ieri di non voler più collaborare con i magistrati comunicando di aver nominato quale avvocato di fiducia la penalista Daniela Scarfone. Prima di lei avevano rinunciato all’incarico gli avvocati Sergio Rotundo e Luca Acciardi che hanno ritenuto la loro posizione incompatibile con quella dell’ex collaboratore.
Nel frattempo, però, i pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti, hanno depositato i verbali dell’ex barccio destro di Porcaro, Franco Greco. L’uomo finito nel vortice della maxinchiesta “Reset” offre un impressionante quadro della realtà criminale svelando pedissequamente le generalità di decine di vittime dell’usura - tra queste anche un impiegato civile del comando della Polizia stradale - indicando per ciascuna gli importi ricevuti e quelli dovuti con gli interessi moratori al gruppo del suo vecchio “capo”. Non solo: Greco descrive pure analiticamente come i clan “confederati” hanno imposto per anni a esercenti e imprenditori il pagamento del “pizzo”. «Le bombe incendiarie» racconta «da depositare come avvertimento le fabbricavano nel garage di Porcaro».

Dovevano (e forse debbono ancora) pagare tutti. «Francesco Patitucci diceva che devono pagare pure gli uccelli in volo» precisa Greco aggiungendo poi un impressionante elenco di taglieggiati: dalle imprese del settore edilizio, ai commercianti, dalle gelaterie e pizzerie fino alla gioiellerie. In talune circostanze le cosche avrebbero pure imposto ditte di oro fiancheggiatori da inserire nei lavori avviato per la costruzione di unità immobiliari. Sarebbe avvenuto a Rende come a San Lucido. Francesco Greco ha ammesso pure di aver partecipato a spedizioni punitive compiute contro debitori che non intendevano pagare la tangente ai clan e contro usurati non inclini a “regolarizzare” la loro posizione.
Gli omissis apposti dai magistrati inquirenti a lunghe parti dei verbali lasciano intendere che il collaboratore potrebbe aver detto molto altro.

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