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Cure e visite, se a Cosenza la sanità resta in coda

I dati incompleti costringono Agenas a ignorare lo scenario calabrese ma l’Annunziata aveva messo in rete il monitoraggio

Gli spasmi della sanità sono quelli che affiorano dal report Agenas-Fondazione The Bridge sui tempi d’attesa che costringono i pazienti a torsioni traumatiche tra pubblico e privato. La fotografia calabrese, relativamente al primo semestre del 2023, è una immagine sfocata che si muove in mezzo a dati incompleti. Impossibile, dunque, per i tecnici quantificare le code che ci sono realmente da affrontare tra le dune di un sistema-salute incapace di reagire al suo passato inquietante. L’Agenas non ha dato voti alla Calabria anche se l’Azienda ospedaliera sin da aprile aveva messo in rete il monitoraggio dei tempi d’attesa delle prestazioni ambulatoriali erogate. Sulle code pesano i ritardi accumulati nell’assistenza territoriale e così la gente si affida agli ospedali anche quando non sarebbe necessario. Solo così si spiegano attese interminabili per accertamenti spesso inappropriati. All’Annunziata, ci sono, ad esempio, 474 bambini (tra 0 e 17 anni) in coda per un esame di ecocardiografia pediatrica. Ma spesso si tratta di esami di routine. Del resto, il reparto materno-infantile (che è l’unico in tutta la provincia ad eseguire l’accertamento diagnostico), guidato da Gianfranco Scarpelli, ha disposto proprio di recente un monitoraggio che ha evidenziato come il 98% degli esiti dell’esame (fortunatamente) sia negativo. Un abuso di prestazioni favorito, dunque, dall’assenza di strutture filtro sul territorio in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini giorno e notte. Probabilmente, l’accordo imminente tra Asp e Medici di famiglia snellirà le attese all’Annunziata e negli altri ospedali Spoke.

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