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Con il delitto Cataldo a Cetraro si “rompe” la pace tra i clan: l’omicidio indica un mutato equilibrio

Da più di vent’anni ormai nella cittadina tirrenica non si sparava per uccidere. L’agguato lascia ipotizzare un cambio al vertice dell’organizzazione criminale

L'omicidio di Alessandro Cataldo potrebbe essere maturato in un cambio di contesto e di gerarchie nella criminalità organizzata di Cetraro. Si torna ad uccidere dopo quasi vent'anni. Il destino era forse già scritto in una città che vive da mezzo secolo tra omertà e silenzi sotto l’ombra di un clan che non conosce pietà. Quarantatré anni dopo Alessandro Cataldo è morto come il padre: ucciso da sicari nella zona portuale. Era il 29 ottobre del 1980 quando Luigi Cataldo di appena 23 anni, tre figli, è stato ammazzato durante un tentativo di rapina nella filiale dell’allora Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, a Cetraro. Era una guardia giurata. Mandanti ed esecutori di quel delitto non sono mai stati trovati. È uno dei tanti casi irrisolti della cittadina portuale dove qualche mese prima, il 22 giugno del 1980, è stato ucciso Giovanni Losardo segretario capo presso la Procura della Repubblica Paola. Per la Calabria e il litorale Tirrenico cosentino erano anni d’oro. L’epoca dei porti, del tessile, della Cesare Firrao, dei conti Marzotto che rilevano la fabbrica Lanerossi di Praia a Mare poi denominata Marlane. Anni in cui la criminalità si è infiltrata nel tessuto sociale per avvelenarlo.
Alessandro Cataldo nel 1980 aveva appena tre anni. La sua vita è cresciuta senza la presenza importante del padre. I primi guai giudiziari per lui arrivano nel duemila quando viene coinvolto prima in Azimhut e poi in Overloading.
L'omicidio. Le pistole a Cetraro sono tornate a tuonare attorno alle 21 dello scorso 9 novembre nei vicoli del borgo marinaro. Accanto a quel porto che avrebbe dovuto rappresentare il simbolo di rinascita di un paese vissuto per troppi anni sotto l’ombra di Franco Muto. E invece. Nulla sembra ancora oggi essere cambiato.

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