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Belvedere Marittimo: incendiata l’auto di Vincenzo Spinelli, commissario di Fratelli d’Italia dell'Alto Tirreno

È come raccontare un film già visto centinaia e centinaia di volte. Cambia la scenografia, certo. Sono diversi i soggetti e un un po’ pure la sceneggiatura, ma la trama: la trama dell’incendio della Bmw di Vincenzo Spinelli, imprenditore e commissario dei circoli di Fratelli d’Italia dell’Alto Tirreno, è sovrapponibile, si dica pure identica, a quella degli altri roghi che nei mesi passati e nelle ultime settimane hanno illuminato e, per certi versi “riscaldato” (in senso metaforico e reale), qua e là, i vari centri urbani della fascia costiera. Inutile cercare testimoni: anche l’altra sera nessuno ha visto niente prima, e tanti se ne sono resi conto subito dopo: quando non c’era più niente da fare per spegnere quella vampata che nel giro d’un niente ha divorato la polpa della berlina parcheggiata in una piazzetta del centro storico di Belvedere Marittimo. «È successo tutto all’improvviso», si dirà. E la morale della storia sta tutta lì, in «quell’improvviso» che giustifica, fornisce un alibi, all’impotenza di chiunque contro la tracotanza, l’arroganza della criminalità organizzata. Quelle fiamme, viste e riviste centinaia di volte suscitano soggezione, generano omertà. Il fuoco parla, porta con sé messaggi in codice. Difficile dire se l’incendio dell’auto di Spinelli abbia pertinenza con la sua attività politica o con quella imprenditoriale. Saranno le indagini a fare discernimento. Appare, più o meno evidente, invece, il messaggio incendiario recapitato, poco più d’una settimana fa, nella sede di Cetraro di Ecologia Oggi. A tarda notte è stato dato alle fiamme un autocompattatore utilizzato per la raccolta dei rifiuti. Un fatto analogo ma dalle proporzioni esagerate è avvenuto, la scorsa estate, a Diamante, nel deposito delle autolinee Preite dove gli emissari delle ’ndrine tirreniche hanno dato fuoco a cinque pullman.

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