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Cosenza, la verità del papà della studentessa dopo lo schiaffo al ds Trecroci: “Stavo andando via”

Interviene il genitore attraverso il suo difensore, l’avvocato Cristian Cristiano

Il giorno dopo il cielo è grigio e nero sopra Cosenza. Il liceo “Scorza” è finito nel tritacarne mediatico. La storia del padre che ha colpito con uno schiaffo al volto il preside, Aldo Trecroci. ha fatto il giro del paese. Di pomeriggio rompe il silenzio anche lui, quello che nella narrazione delle cronache è diventato un papà-vendicatore. Parla attraverso una nota del suo difensore, l’avvocato Cristian Cristiano. La sua è, naturalmente, una narrazione di parte, fornita, «innanzitutto, a salvaguardia della minore, inevitabilmente, coinvolta dal tam tam mediatico che si è sviluppato. Un intervento per cristallizzare come il mio assistito, che non ha alcuna difficoltà a fornire le proprie generalità (nel documento si fa nome e cognome del genitore che volutamente omettiamo proprio nell’interesse della figlia minorenne, ndr), né vuole coprirsi dietro l’anonimato, già nella serata di martedì, si sia recato spontaneamente in Questura, senza mai rendersi irreperibile, come di contro millantato da alcuni poco informati, per mettere agli atti, sotto forma di dichiarazione spontanea, nei minimi dettagli, quanto realmente accaduto nonché la motivazioni che avevano condotto al, si badi, singolo schiaffo con cui sarebbe stato colpito il predetto preside. A tal proposito, si chiarisce come alcuna aggressione fisica si sia consumata nella stanza del preside, ove, per logica, anche il disattento lettore è in grado di comprendere che qualsiasi gesto poteva essere compiuto lontano da sguardi indiscreti, stanza, peraltro, priva di telecamere e in cui si era svolto e concluso il dialogo intercorso tra genitore ed alunno, il cui contenuto è al vaglio degli inquirenti, ai quali il mio assistito ha rappresentato ampia disponibilità a fornire ogni ulteriore e necessario dettaglio, a integrazione di quanto già narrato nell’immediatezza degli accadimenti. Dovrebbe apparire strano, assai strano ai lettori che, di contro, il vituperato schiaffo, gesto certamente esecrabile, sia stato inferto nel corridoio, quando oramai il genitore si stava allontanando dopo che, a dire proprio dello stesso preside nell’intervista rilasciata e già acquisita agli atti come prova nell’ambito di indagini difensive consentite alla difesa, la discussione con il genitore era terminata, in ragione del contestuale arrivo nella stanza di un operatore amministrativo, circostanza che aveva portato il genitore ad uscire nel corridoio ove veniva raggiunto dallo stesso preside, evidentemente per nulla intimorito dalle asserite minacce. Siamo sereni per l’interessamento dell’illustrissimo Ministro e certi che si farà luce fino in fondo in relazione ad ogni sfaccettatura dell’intera querelle rimandando agli eventuali processi ogni ulteriore intervento confidando nel certo riserbo delle indagini da parte della sempre attenta Procura».

E il ministro Giuseppe Valditara è ritornato sul caso Cosenza: «Vogliamo che si sappia che da ora in poi i docenti, i dirigenti scolastici e tutto il personale della scuola non saranno più lasciati soli. Martedì ho sentito l’avvocato generale dello Stato perché è ora di finirla con queste aggressioni nei confronti del personale scolastico. Lo Stato, il ministero e il Governo sono vicini al personale rispetto a qualsiasi atto di aggressione».

Anche la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, ha esternato solidarietà al dirigente scolastico: «Quando un educatore diventa vittima di violenza è doveroso stigmatizzare l’accaduto e offrire solidarietà e vicinanza alla vittima. È fondamentale che le istituzioni tutte si uniscano e manifestino il proprio sostegno e sdegno perché la violenza non deve avere posto nel nostro sistema scolastico, né nella nostra società. Aldo Trecroci è un valido dirigente scolastico e una persona rispettata e stimata. Trovo inaccettabile la violenza nei suoi confronti, aggredito dal genitore di una studentessa del Liceo scientifico Scorza di Cosenza. A lui, collega e amico di lunga data, esprimo forte tutta la solidarietà personale oltre che la vicinanza istituzionale».

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