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Corigliano Rossano, i due centri storici destinati a ospitare solo i fantasmi

La mancanza d’iniziative ha provocato spopolamento e degrado in entrambi i borghi. La consigliera Olivo punta il dito sull’amministrazione Stasi: «Non ha dato ascolto alle istanze dei residenti e dei negozianti»

«Spopolamento ed abbandono stanno trasformando le due città alte di Rossano e Corigliano in due veri e propri paesi fantasma». La denuncia forte giunge dalla consigliera comunale di opposizione di Corigliano Rossano ed assessore provinciale, Adele Olivo, che punta il dito verso l’Amministrazione comunale, per la presunta disattenzione riservata alle dinamiche che dovrebbero rivitalizzare i due centri storici e per il mancato ascolto dei cittadini, e soprattutto dei commercianti. A questo proposito entrando nel vivo della situazione che vivono i pochi cittadini ed i commercianti rimasti nelle due città antiche, ausonica e bizantina, evidenzia, relativamente al centro storico di Rossano, come «nel solo 2023 appena conclusosi, ben sette attività commerciali nel solo Centro Storico di Rossano hanno abbassato definitivamente la propria saracinesca. Oggettivamente – ribadisce la Olivo – ci sembra un dato notevole ed allarmante che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli a quanti interpretano ruoli di classe dirigente della Città». A tutto ciò si può senz’altro aggiungere la chiusura dello sportello della Banca Bper, nonostante le sollecitazione del comitato dei cittadini che avevano proposto almeno di mantenere lo sportello della succursale aperto per due giorni alla settimana. Una fotografia sicuramente preoccupante, quella descritta dalla consigliera comunale, che coglie l’occasione per sottolineare ancora “come questo progressivo e pericoloso inaridimento anche imprenditoriale e commerciale di uno dei due centri storici di un’unica Città d’arte che non ha eguali in Calabria per complessità e distintitivà del proprio patrimonio identitario, rappresenta anch’esso l’esito di una indifferenza istituzionale a tutti i livelli che si protrae sin dall’insediamento dell’Esecutivo Stasi».

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