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Cosenza, sanità in coda e pazienti in fuga al Nord

Negli ultimi giorni a Cosenza si sono alternati retroscena sussurrati, silenzi eloquenti e scenari d’una sanità sofferente, soprattutto, nei Pronto soccorso. Del resto, basta affacciarsi sull’Annunziata per scorgere quella folla di punti bianchi, uomini e donne in camice che s’affannano a spingere malati di tutte le età sulle barelle oltre quel confine disperato che è la prima linea. L’ospedale hub resta sotto assedio perché i lavori di ammodernamento del reparto di emergenza-urgenza hanno ridotto gli spazi della degenza. E non ci sono posti liberi nemmeno in corsia. Da tempo, i servizi assistenziali sono sold out. La cruna dei ricoveri è talmente stretta che a stento (quando va bene) si riesce a trovare posto solo ai pazienti critici. Lo scenario della sanità pubblica rimane livido. Code di malati, file di barelle, attese a tempo indeterminato. Il margine pericoloso di questa storia corre questa provincia dove l’emergenza sanitaria resta una vertigine. Un territorio enorme che mostra le ferite di anni di mancata (o errata) programmazione, di saccheggi e di tagli con ospedali cancellati. Il commissario governatore, Roberto Occhiuto, sta provando a ricostruire edificando sulle macerie di un tempio squarciato dai ritardi del passato. Il meccanismo perverso delle sforbiciate a casaccio, l’algoritmo pensato per garantire un limite alla spesa, ha avuto come risultato la crescita dell’indebitamento perché la Regione continua a pagare montagne di fatture di aziende sanitarie non calabresi per le cure fornite ai malati calabresi in trasferta.

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