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Tra 'ndrangheta e camorra: Scalea punto di snodo della criminalità

Campani e calabresi operano nell’area della cittadina tirrenica. Vertice in Prefettura per elaborare strategia d’intervento. L’inchiesta della Dda sul traffico di droga e l’incendio del negozio sul lungomare

Il punto cardinale in cui s’incrociano due mondi criminali: quello calabrese e quello campano. Scalea è lo snodo di traffici e interessi di picciotti, camorristi e narcos. La prova giudiziaria giunge dall’inchiesta condotta dalla Procura antimafia di Catanzaro che ha svelato l’esistenza di un asse calabro-partenopeo che aveva nel quarantanovenne Domenico Tamerisco l’elemento dominante. In riva al mar Tirreno soggiornava pure - ed è stato arrestato - Antonio Pignataro, 67 anni, reo confesso dell’omicidio di Simonetta Lamberti, figlia di Alfonso Lamberti, procuratore nel 1982 di Sala Consilina. In una occasione proprio in casa di Pignataro si sarebbe svolta una riunione operativa e segreta per decidere il destino di una partita di droga acquistata nel Reggino che doveva essere immessa nel mercato clandestino di Napoli e Salerno. Negli ultimi dieci anni nell’area compresa tra l’antica Talao e Praia sono stati individuati e ammanettati una decina di latitanti della camorra. Gente pericolosa rifugiatasi nel Cosentino per scampare a manette e vendette.
E a proposito di legami tra ‘ndranghetisti e camorristi dal passato arriva una storia emblematica. Una storia, già sviscerata dal nostro giornale nel 2006, che lega Franco Muto, il “re del pesce” alla “Nuova Famiglia” di Alfieri e Galasso e a Mario Pepe, ex capozona del gruppo camorristico nell’agro nocerino-sarnese. Val la pena di rileggere le confessioni del superpadrino Alfieri. «Il capo della 'ndrangheta di Cetraro godeva di grande rispetto – ha raccontato l’ex boss Carmine Alfieri ai magistrati della Dda catanzarese – e aveva il mio stesso grado criminale. Lo convocammo in Campania quando decidemmo di eliminare Mario Pepe che ritenevamo responsabile, nella veste di mandante, di un omicidio. Sapevamo che Pepe si nascondeva a Scalea e chiedemmo al gruppo di Cetraro di consegnarcelo ma loro si rifiutarono».

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