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Tav addio a Cosenza e provincia e le stazioni perdono... pezzi

Il Cosentino resta periferia di un’Italia che sui binari viaggia sempre a due velocità, pochi convogli e tanti disagi. Dopo il ripensamento politico sul tracciato dell’Alta velocità i sindaci salgono sulle barricate. Paura allo scalo di Castiglione per una porzione di intonaco che si è staccata da una pensilina

Il rumore dei passi del federalismo che avanza rischia di far sprofondare tutto il Mezzogiorno. L’autonomia differenziata, pensata in quel Nord che rivendica la sua superiorità industriale ed economica, sanitaria e occupazionale, è destinata a marcare le frontiere all’interno di un’Italia delle disparità e delle disuguaglianze. Un slavina che rischia di murare definitivamente il sepolcro di pietra nel quale riposa la questione meridionale. Su questa zolla del paese non è mai stato facile avere la garanzia di servizi essenziali come accade nell’altra Italia, quella che finisce ancora a Eboli. Disuguaglianze col resto del paese che hanno avuto come risultato la solitudine che spinge i più giovani a scappare lontano. E ciò che sopravvive allo spopolamento si ritrova col fiato corto. Colpa anche di diagrammi di speranza negativi che riflettono una vitalità quasi assente in questo Sud del Sud dell’Italia che sopravvive a fatica tra mille criticità. Per troppo tempo, la Calabria è stata condannata all’isolamento, con pochissimi treni, con l’unica autostrada spesso ridotta a imbuto, rare infrastrutture, una sanità devastata da tredici anni di commissariamento e la più alta emigrazione e disoccupazione giovanile. Così cala il sipario su questa porzione di Europa che appare unita solo quando c’è da chiedere sacrifici (chiedere agli agricoltori che hanno portato i loro trattori a Bruxelles).

Tramonta la Tav

Il regionalismo differenziato rischia di trasformarsi in una pericolosa slavina per un popolo che, già in condizioni normali, non sa dove posare il capo. Prendete la battaglia per l’alta velocità dei treni, un progetto finanziato con fondi del Pnrr che da Praia avrebbe dovuto seguire lo sviluppo dell’autostrada con scali a Tarsia e Cosenza prima si procedere verso la Jonica. Poi, però, Trenitalia, Rfi, Ministero dei Trasporti e gli altri poteri hanno scoperto di non aver più tanti soldi in cassa e così hanno deciso di riadattare la vecchia linea sul Tirreno (ma non Tav), riportando il buio sul resto del Cosentino (escludendo di fatto una popolazione di circa 500mila residenti). una decisione che ha fatto infuriare i sindaci dell’area urbana cosentina, del territorio del Pollino, dello Jonio, della Valle dell’Esaro, della destra del Crati e della valle del Crati. I primi cittadini hanno espresso «profonda preoccupazione perché le scelte annunciate da Rfi, di fatto, rinviano sine die la realizzazione dell’intero tratto calabrese della linea ferroviaria di Alta Velocità. Anzi, non è infondato il timore che, addirittura, l’Alta Velocità possa fermarsi in Basilicata, tagliando definitivamente il collegamento della Sicilia e della Calabria dalle grandi linee di comunicazione nazionali ed europee. Una eventualità che si pone in netto contrasto con la proposta di realizzazione del Ponte sullo Stretto».

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