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Cassano, per “Castellino” si aprono le porte del carcere duro

Leonardo Abbruzzese assegnato al 41 bis. La stessa è già toccata al fratello Nicola

Carcere duro. Il ministro di Grazia e Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato il provvedimento con cui è stato imposto a Leonardo “Nino” Abbruzzese, 39 anni, di Cassano, il regime di detenzione speciale previsto dall'articolo 41 bis. “Castellino” – così è anche conosciuto negli ambienti criminali – viene ritenuto uno dei punti di riferimento del clan dei nomadi residente nel quartiere bunker di Timpone rosso di Lauropoli, nel cassanese. Irreperibile da fine giugno, si nascondeva a Bari, in Puglia, dove lo scorso novembre era stato localizzato e arrestato dai Carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo di Cosenza guidati dal colonnello Agatino Saverio Spoto. A metà febbraio lo stesso provvedimento era stato disposto per il fratello, Nicola Abbruzzese, 45 anni, di Cassano. Nicola Abbruzzese, detto "semiasse", è ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia (guidata da Vincenzo Capomolla) uno dei principali riferimenti della cosca Abbruzzese, operante nella Sibaritide. Entrambi i fratelli, difesi dagli avvocati Rossana Cribari e Gianfranco Giunta, sono attualmente indagati nell’inchiesta Athena coordinata dal pm antimafia Alessandro Riello. Ma entrambi sono coinvolti anche in altre operazioni della Dda di Catanzaro. “Nino”, infatti, insieme ad altri soggetti deve rispondere di un pestaggio perpetrato ai danni di un gruppo di cittadini extracomunitari, riducendo in fin di vita un ragazzo nigeriano, ripetutamente attinto da colpi di spranga alla testa e agli arti. Stessa sorte, ancora, il ministro Nordio l’aveva decisa per un altro elemento di spicco della cosca Abbruzzese, Luigi. Il 35enne viene ritenuto essere il presunto "reggente" della cosca degli "zingari" di Cassano, latitante fino al 2018, per essersi sottratto alla cattura dell'operazione "Gentlemen". Rispetto alle ipotesi di reato che gli vengono contestate tutti e tre si sono sempre protestati innocenti e lo sono da considerarsi fino alla pronuncia del terzo grado di giustizia.

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