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Lotta ai tumori, poca prevenzione a Cosenza: screening del colon retto all’anno zero

Tutta la regione arranca nelle retrovie dei report nazionali

Il conflitto col destino emerge ogni volta che si deve fare i conti col male che arriva all’improvviso e spinge la vita in un margine incerto. Ragazzi, adulti, anziani: non c’è un limite anagrafico. Spesso, quando il cancro mostra la sua collera è troppo tardi. Ma il vento del cambiamento è entrato nelle stanze dell’Asp dove il direttore generale, Antonello Graziano, spinge sugli screening territoriali fermi da troppo tempo. Il suo obiettivo è quello di rianimare lea addormentati restituendo speranze ai cittadini per limitare il salasso della mobilità sanitaria.
Servirà tempo, come ammette il direttore sanitario, Martino Rizzo, per riportare l’Asp di Cosenza in produzione nelle campagne di prevenzione: «C’è un programma di screening oncologici, abbiamo programmato tutte le attività del primo semestre. Ma, indubbiamente, le difficoltà non mancano. Servirebbero specialisti per dare un impulso decisivo alle attività. E questo è uno scenario, purtroppo, comune in tutta la Calabria. Veniamo da un periodo buio, caratterizzato da un’assenza di attività su tutto il territorio. Adesso, però, il Ministero ci impone di reagire. Il nuovo sistema di garanzia dei lea considera anche i risultati delle attività di screening organizzato. Del resto, l’individuazione precoce della malattia è fondamentale sia per le conseguenze cliniche del paziente sia per i costi che deve affrontare il sistema».

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