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Cosenza, sanità al collasso: viaggio tra ospedali e spoke tra carenze, difficoltà e... pazienti ammassati

Vivere al Sud è una specie di condanna. In Italia c’è un solo sistema sanitario ma il funzionamento è differente, a seconda della latitudine. Da Napoli in giù le speranze di vita si accorciano di un anno e mezzo rispetto alla media nazionale. Lo denuncia Svimez nell’ultimo rapporto che rischiara lo stato di salute degli ospedali del Mezzogiorno. E la Calabria patisce più di tutte le altre regioni perché qui, più che altrove, gli effetti di anni di malagestione politica hanno prodotto chiusure di ospedali, tagli di posti letto, riduzione delle corsie, e, soprattutto, la rinuncia a medici e infermieri per ragioni di budget. Il volto del sistema-salute è quello che affiora dai Pronto Soccorso, a cominciare da quello dell’ospedale hub, perennemente sotto l’assedio di pazienti. Arrivano tutti all’Annunziata perché in periferia le cose vanno peggio. Negli ospedali spoke, quasi sempre, le vite dei malati vengono salvate solo dall’esercizio di medici e infermieri perché mancano mezzi e risorse. E, soprattutto, mancano i letti.
Nel presidio di Corigliano, a dire il vero, di letti ce ne sarebbero a sufficienza. Ma, per il momento, non possono essere utilizzati. Da Natale sono ammassati nei corridoi al secondo piano del “Compagna”, in attesa del collaudo, come scrivono sui social i cittadini arrabbiati. E così, nei reparti si continua a lavorare con quelli ormai sfiancati dal tempo, tutti rigorosamente occupati. L’Asp ha già sollecitato di accelerare i tempi tecnici, ma, per adesso, i letti ospitano solo... polvere. Ma a Corigliano c’è anche un problema in Cardiologia da quando uno specialista è andato in pensione. Al momento, nell’ambulatorio lavora un solo gettonista mentre i ricoverati che necessitano di consulenze sono costretti a spostarsi nella vicina Rossano con un viaggio di andata e ritorno in ambulanza. La coperta del personale è cortissima anche in Radiologia e nel laboratorio analisi. E, spesso, pure le provette viaggiano verso Rossano. Funziona così la sanità nel Cosentino. Tutti gli spoke dell’Asp sono ormai sguarniti con reparti che aprono un giorno e chiudono un altro. Tutto dipende dalla disponibilità del personale medico in pianta organica. Al “Giannettasio” di Rossano c’è un Pronto soccorso che riceve malati da ogni angolo della provincia. Sono aumentati i pazienti ortopedici e, spesso, restano in coda. Attese che non risparmiano neppure le fratture del femore per i quali la sosta in prima linea dura fino a 4 giorni.
Per una Ortopedia che sotto assedio ce n’è una che, invece, non lavora, ormai, da tempo. A Castrovillari, il reparto è chiuso da dieci anni, una infinità per un territorio con una popolazione anziana in aumento. Per adesso, traumi e fratture vengono dirottate verso Rossano, appunto, Paola e Cosenza con i tempi d’attesa che si dilatano inevitabilmente. Si cerca, pure, di attivare un polo di riabilitazione intensiva con 30 posti, ma non sarà facile. L’arrivo dei medici cubani ha consentito di far ripartire molte alte specialità. Ma si tratta di una soluzione temporanea, l’Asp dovrà far legna in proprio.
Le cose non vanno sicuramente meglio nell’altro spoke, quello che mette insieme gli ospedali di Paola e Cetraro. C’è il problema degli ascensori, quasi tutti con molti anni di onorato servizio alle spalle. Al “San Francesco” ce n’è uno solo per trasferire i pazienti in sala operatoria. Medici e infermieri, ogni giorno, si affidano al Santo Patrono affinché l’elevatore non si guasti. Poi c’è il problema di Oncologia, una delle eccellenze calabresi che, però, si ritrova a lavorare in spazi ristretti. Presto (andranno eseguiti lavori) saranno annessi i locali al piano terra e la situazione migliorerà. A Cetraro, invece, si attende la riapertura, già annunciata, del punto nascita. Per adesso, si garantisce solo l’assistenza ginecologica in ambulatorio.

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