Le altre vittime. Quelle spesso dimenticate. Cosa accade dopo la consumazione di un delitto a quelli che restano, ai familiari degli uccisi? La storia di Francesco Vigna ne offre un quadro drammaticamente chiaro. Il padre, Franco, titolare di una rivendita di auto e con l’hobby per la pittura, nel luglio del 1999 uccise la moglie, Anna Morrone, a pochi passi dall’Annunziata. Un crimine feroce - oggi catalogabile nella fattispecie dei “femminicidi” - consumato per ragioni di gelosia. La coppia aveva un figlio, all’epoca sedicenne, rimasto da quel giorno completamente solo. Franco Vigna, infatti, dopo aver mandato i propri documenti d’identità alla nostra redazione con l’intento di annunciare un gesto autodistruttivo, fuggì in Sila dove si tolse la vita con un colpo di pistola. Il cadavere venne ritrovato all’interno di una fossa che lo stesso uxoricida - suicida aveva scavato prima di spararsi. Per il giovane figlio fu un ulteriore schock. La vita del sedicenne continuò in un difficile vuoto interiore, attesa la mutilazione affettiva subita. Francesco ha finito gli studi, ha formato una famiglia, senza tuttavia mai ricevere alcun aiuto da parte dello Stato. Nessuno, insomma, nel mondo istituzionale pensò a lui. Non vi erano d’altronde gli strumenti normativi per poter concretamente intervenire.
Oggi quel ragazzino diventato faticosamente uomo ha sentito il desiderio di scrivere al Presidente della Repubblica che sarà in visita nella nostra provincia martedì prossimo. Ci ha inviato la missiva - per il tramite dell’avvocato Michelangelo Russo - perchè venga resa pubblica. È una lettera che racconta di disagi e speranze. E val la pena di leggerla per capire quanta sofferenza cagioni la perdita violenta dei propri genitori.
«Mi chiamo Francesco Vigna, ho quarantuno anni e sono nato a Cosenza, dove vivo con mia moglie e mio figlio, e dove dal mese di gennaio di quest’anno, esercito l’attività di agente di commercio nel settore energetico» scrive quell’ex ragazzino a Sergio Mattarella. «Le invio queste poche righe che, non a caso, ho scelto di scriverLe in vista della Sua imminente visita del 30 Aprile in Calabria per rappresentarLe, dopo non pochi tentennamenti, le conseguenze della mia dolorosa condizione di orfano in cui mi trovo a causa di un crimine domestico, c.d. “femminicidio”, e che purtroppo tutt’ora mi affliggono.
La mia povera mamma, Anna Morrone, infatti, ha cessato di vivere il 2 luglio del 1999 per mano di mio padre, Franco Vigna, il quale, dopo anni di incomprensioni e litigi, quella mattina, dopo averla attesa alla fine del proprio turno di lavoro, fuori dall’Ospedale Civile di Cosenza, dove lei lavorava come conosciuta e apprezzata infermiera presso il reparto di rianimazione, la uccideva a colpi d’arma da fuoco. Circa un mese e mezzo dopo l’uccisione di mia mamma, il giorno di ferragosto, tra i boschi della Sila, veniva rinvenuto il cadavere di mio padre morto suicida. Il fatto all’epoca suscitò orrore e sdegno collettivo non soltanto a Cosenza, dove è stato tra i principali e più impressionanti casi di femminicidio, ma anche in tutta la regione. Io nel 1999 ero un ragazzo di appena sedici anni, figlio unico, e mi ritrovai di colpo privato di entrambi i genitori restando così senza più punti di riferimento per la mia crescita e per il mio futuro che ho dovuto costruirmi da solo con notevole sforzo e dolore nonostante non mi sia mai mancata la vicinanza dei miei parenti più prossimi. Le molteplici e gravose difficoltà che ho affrontato, e che purtroppo ancora oggi a distanza di anni, sto affrontando, sono state acuite anche dal fatto che nel nostro Paese negli anni ‘90 non esisteva e, in verità, per molto tempo ancora non sarebbe esistita, una legislazione che prevedesse aiuto psicologico, e sostegno economico e sociale, in favore degli orfani dei crimini domestici.
La prima Legge che ha introdotto nell’ordinamento giuridico specifiche tutele quote in favore degli orfani per crimini domestici è stata infatti la Legge nr. 4 del 2018 della quale però, all’evidenza, io non ho mai potuto fruire dal momento che al tempo della mia tragica vicenda detta Legge, per l’appunto, non esisteva. Essa peraltro riguarda principalmente i minori di età e, comunque, ancora oggi nei confronti di tutti risulta essere di fatto inapplicata a causa della farraginosità e della lentezza della macchina burocratica, con la conseguenza - per me in ogni caso - di non aver mai potuto ricevere i sostegni previsti dalla Legge di cui avevo e ho tutt’ora bisogno.
Prima della mia attuale nuova recentissima occupazione avevo infatti avviato, nel 2020, animato dalle migliori speranze, un’attività di salumeria che però era travolta quasi subito dalle conseguenze della pandemia da Covid e che, di fatto, mi hanno lasciato pieno di debiti e in grave difficoltà sotto il profilo del sostentamento economico mio e della mia famiglia. Non sapendo più come fare, né a chi rivolgermi, ho deciso, infine, dopo aver appreso della Sua visita in Calabria, di inviarLe questa lettera poiché, come orfano di un crimine domestico, sono stato molto colpito dalla Sua dichiarazione del 25 Novembre dello scorso anno, nella ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una violenza che ha conseguenze terribili per chi viene immaturamente privato degli affetti più intensi con danni devastanti, sotto l’aspetto umano, sociale ed economico, e dai quali, come accaduto nel mio caso, è spesso impossibile riprendersi del tutto. Mi rivolgo perciò a Lei, oltre che come vittima collaterale di un “femminicidio”, anche come cittadino italiano in difficoltà economiche che hanno avuto origine proprio nella tragedia che mi ha colpito, chiedendo il Suo alto intervento per ricevere gli aiuti previsti dalla Legge ma che, nella pratica, per me sono difficili da ottenere per i motivi che ho sin qui esposto. Sarei in ogni caso veramente lieto e onorato di poterLa incontrare, nell’occasione della Sua venuta in Calabria, per ringraziarLa personalmente per il Suo forte messaggio alla Politica e alla Società, sul tema della violenza di genere, oltre che per meglio descriverLe la particolare situazione che sto vivendo. La ringrazio per il tempo che Vorrà dedicarmi e Le manifesto, fiducioso della Sua attenzione, i sensi della mia più profonda e sincera stima».
Caricamento commenti
Commenta la notizia