Non è stato un sabato lieto per i tanti vacanzieri che hanno scelto il litorale del Basso Tirreno cosentino per un rinfrescante bagno in mare. Le chiazze marroni, difficilmente identificabili con la classica mucillagine, hanno scoraggiato anche i più temerari, riaprendo un dibattito che, soprattutto nel fine settimana, si anima alimentando le reti sociali. Il Tirreno si è mostrato in una duplice veste: d’incanto di primo mattino, “leopardato” e maleodorante dopo le 10.30. Da Fiumefreddo Bruzio, fino a Campora San Giovanni, con qualche eccezione positiva, tutti hanno dovuto confrontarsi con la nota “schiumetta” verdastra connotata da bollicine che non lasciano presagire nulla di buono.
Gli utenti delle reti sociali, come logico che avvenga, si sono scatenati, indicando possibili cause e chiedendo l’intervento dei sindaci, dell’ente provinciale bruzio, dell’Asp e della Regione Calabria. Le criticità sono tante e diversificate: le amministrazioni comunali che attanagliate da mille questioni «non sembrano essere in grado di monitorare il territorio per come necessario», scrivono gli internauti, la validità delle analisi compiute dall’Arpacal che molto spesso «non riescono ad intercettare il fenomeno»; l’incapacità di fare rete tra settore pubblico e privato per determinare «soluzioni e percorsi innovativi fino ad ora non immaginati».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia