Un figlio d'arte. «Sono Francesco Rango, il figlio di Maurizio Rango, se ti permetti a chiamare i carabinieri ti sparo in bocca e ti incendio il locale». È così che il ventunenne primogenito del boss ergastolano capo della “Nuova famiglia” di Cosenza si rivolge al proprietario di un bar del centro bruzio ritrovatosi alle prese con una furibonda lite scoppiata nel locale.
Il gestore viene minacciato e picchiato ripetutamente come l’addetto alla sicurezza incappato nei calci e nei pugni d’un gruppetto di cinque persone decise a menar le mani nella notte d’un sabato dell’aprile scorso. I motivi della rissa, scoppiata inizialmente fra due ragazze nei bagni dell’esercizio pubblico, sono futili. Come sempre. Rango tuttavia interviene spalleggiato - questa la ricostruzione della pubblica accusa .- da Giuseppe Bevilacqua, 48 anni, usando violenza contro la guardia giurata ingaggiata per sorvegliare il locale.
I due sono stati arrestati dai carabinieri con l'accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso. Le indagini condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Cosenza sono state coordinate dalla procura distrettuale di Catanzaro, guidata da Vincenzo Capomolla. Rango e Bevilacqua sono stati assegnati agli arresti domiciliari dal gip di Catanzaro, Luca Bonifacio, che ha accolto le richieste dei pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti. I due indagati che sono difesi dagli avvocati Antonio Quintieri e Francesco Gelsomino, si protestano innocenti e compariranno davanti al Tribunale della libertà mercoledì 11 settembre. Maurizio Rango, padre di Francesco, è stato condannato all'ergastolo conn sentenza definitiva nel 2019 per l'omicidio di Luca Bruni, reggente dell'omonima famiglia di Cosenza, assassinato a Rende nel gennaio del 2012. L'uomo era a capo della organizzazione mafiosa denominata "Nuova Famiglia" attiva nell'area urbana del capoluiogo dell'Alta Calabria e specializzata in estorsione e traffico di droga.
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