Le porte del Pronto soccorso dell’“Annunziata” sono la cerneria tra due mondi. Lo scenario che s’incontra dopo aver varcato la soglia della prima linea è quello di un assedio di patologie gravi e meno gravi che faticano a transitare da una cruna che appare improvvisamente ristretta. E non è facile badare a quella marea umana che ogni giorno accede in quelle stanze.
Ondata di piena
Negli ultimi giorni si è toccata costantemente la media dei 200 accessi quotidiani con non più di 25 malati dimessi dai vari reparti. Numeri che non torneranno mai. Anche perché, nel Pronto soccorso non c’è solo gente in pericolo di vita. Molti di quei malati che, giorno e notte, stazionano nell’area medica non presentano nemmeno i connotati delle urgenze. Anzi, non dovrebbero neppure entrare in un Pronto soccorso, figurarsi in un Dea di un ospedale Hub. Una buona fetta di quella gente lamenta patologie banali come tonsilliti, attacchi di panico, mal di denti, dolori intercostali da freddo, coliti e, persino, verruche. Basterebbe un buon farmacista per risolvere certe situazioni. E, invece, sono tutti lì e sottraggono tempo a chi sta davvero male. In linguaggio tecnico vengono classificati come “accessi impropri” che si traducono in gente disperata che arriva all’“Annunziata” dopo aver, inutilmente, sperimentato i passaggi obbligati della filiera dell’assistenza territoriale (tra medici di base e continuità assistenziale). Il Pronto soccorso dell’ospedale Hub si ritrova intasato di codici bianchi mentre fuori, come è capitato spesso in questi ultimi giorni, le ambulanze sostano in coda per ore in attesa di “sbarellare” pazienti in arrivo da ogni angolo della provincia. Un tempo che vibra, inevitabilmente, di tensioni e di rabbia.
118 in ritardo
Nell’attesa di “sbarellare”, saltano i tempi target d’intervento sul territorio (21 minuti). Ieri mattina, alle 12,36, è stato richiesto l’intervento del 118 per un malore accusato da una bimba a scuola a Castrovillari. L’ambulanza della Pet locale era a Cosenza per un paziente “stroke” (disturbo celebrovascolare acuto). In subordine, sarebbe toccato alla più vicina postazione di intervenire ma Cassano aveva già spedito la sua autolettiga verso il Pronto soccorso di Castrovillari con un paziente a bordo. E così è rimasta Lungro che ha inviato il mezzo aziendale che è giunto sul posto intorno alle 13.20. E, dopo essere stata stabilizzata, la piccola paziente è arrivata in ospedale alle 13.35, a distanza di un’ora esatta dalla telefonata del personale scolastico. Tempi inaccettabili che compromettono la capacità di risposta del dispositivo di emergenza-urgenza.
Tavolo tecnico
La Regione ha deciso di organizzare meglio il sistema convocando i vertici di Asp, Annunziata e 118 per affrontare il problema unendo le risorse a disposizione. I direttori sanitari Martino Rizzo, dell’Asp, e Pino Pasqua, dell’Annunziata, insieme, proveranno a suggerire come mettere in rete il servizio di emergenza-urgenza come primo passo di una riorganizzazione che dovrebbe produrre un nuovo modello di assistenza sanitaria con integrazione sul territorio. Saranno, naturalmente, riviste le priorità e sarà impostato un protocollo per il 118. Certo, sul progetto pesano, inevitabilmente, le attuali carenze di medici. Proprio ieri, il commissario governatore, Roberto Occhiuto, ha pubblicato la manifestazione d’interesse per l’arruolamento di nuovi camici bianchi. Nel Cosentino mancano più di 200 medici di guardia medica, una ventina di medici di medicina generale (soprattutto nei piccoli borghi) e circa 100 per il 118.
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