Condannato in via definitiva a 3 anni di reclusione un uomo del posto accusato del reato di maltrattamenti in famiglia. La Cassazione ha infatti rigettato il ricorso presentato dalla difesa ed ha confermato la sentenza di condanna emessa sia in primo grado che in Appello.
Vittima della triste storia, fatta di vessazioni e violenze, durata per oltre 10 anni e consumata tra le mura domestiche, è la moglie dell’indagato, che sarebbe stata maltrattata dinanzi gli occhi impotenti dei tre figli minori della coppia e salvata proprio dal coraggio della figlia che chiamò la polizia. È stato questo gesto della figlia più grande della coppia che, sovrastata dal dolore e dalla paura, ha trovato comunque la forza di chiamare la polizia, a salvare la madre dall’ennesima aggressione. La donna a sua volta dopo essere finita in ospedale ha deciso di spezzare quella catena di violenza trovando il coraggio di denunciare il marito.
Provvidenziale il tempestivo intervento, all’epoca dei fatti, degli agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Corigliano Rossano, che sono intervenuto a seguito della richiesta di aiuto ed hanno fermato l’azione violenta dell’uomo che dopo l’arresto è stato allontanato dal giudice che gli ha applicato la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa coniugale e il divieto di avvicinamento dai luoghi frequentati dalla donna. La vittima si è quindi costituita parte civile nel corso del processo che ne è scaturito, rappresentata dall’avvocato Massimo Ruffo ed ha così ottenuto la conferma della sentenza già emessa nei primi due gradi di giudizio e confermata in ogni sua parte.
Da sottolineare la velocità dell’iter giudiziario, che ha aderito alle nuove norme in materia del cosi detto “codice rosso”. La vicenda, infatti, risale all’ottobre del 2019 e la sentenza di primo grado a carico dell’uomo era giunta a un anno esatto di distanza nonostante i rinvii a causa dell’emergenza Covid, mentre la sentenza di Appello era stata emessa nel mese di gennaio di quest’anno.
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