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La bambina rapita e ritrovata a Cosenza: le bugie di Rosa, l’amore di Valeria

Gli sguardi delle due donne si sono incrociate solo per un attimo in clinica quando l’indagata si è fatta consegnare la bimba con l’inganno. La mamma di Sofia ha ringraziato la Calabria: «Io e mio marito siamo morti e risorti»

In questa trama oscura tutto è mistero e niente è mistero. E, soprattutto, è prosa che si unge di emozioni e di sentimento, di amore e di dolore. Rosa, Valeria e Sofia sono le vite che s’intrecciano dentro questa storia che è fatta anche di voci. Voci che risalgono dal fondo di Cosenza e definiscono l’impronta genetica di tre ore d’interminabile angoscia. E i contorni di questo racconto rappresentano lo sbocco di un percorso che ha attraversato un sottilissimo filo lungo nove mesi.
In fondo al suo viaggio immaginario, la cinquantunenne Rosa Vespa, di Castrolibero, avrebbe provato a prendersi quello che non poteva, probabilmente, più avere: quel figlio, desiderato, amato, inutilmente cercato. Un mal-di-vivere che potrebbe essere sbocciato dopo una gravidanza che la donna non sarebbe riuscita a portare a termine nel 2023. E, probabilmente, l’impossibilità di realizzare il sogno della maternità l’avrebbe spinta verso quel gesto disperato di rapire una neonata da una clinica per diventare madre. Una madre a tutti i costi, anche di una figlia non sua, Sofia, la figlia che ha provato a sottrarre a Valeria.

La maternità, probabilmente, era diventata una ossessione che nel tempo ha fatta “deragliare” Rosa. E lei ha finito per ingannare tutti, dopo aver ingannato se stessa. I social erano diventati il suo nascondiglio dal mondo reale, il megafono di quel racconto di fantasia che ha avuto il punto più acuto in quell’ultimo post in cui annunciava il “miracolo”. Un prodigio raccontato attraverso una foto con le manine incrociate di un neonato per far sapere al mondo intero che «alle 20 di oggi è nato Ansel. Mamma e papà ti amano!». Bugie, conflitti interiori, costruzioni mentali di un mondo irreale nel quale è rimasta intrappolata. Così è fermentata la follia. Già, perché solo un folle può pensare di poter trasformare un reparto di Ostetricia di una struttura sanitaria in un territorio di caccia da dove potersi allontanare indisturbati con un “trofeo”. Rosa lo ha fatto, accompagnata dal suo uomo, il nigeriano Acquel Moses (complice o ignara vittima?). Una trama che ha chiuso il giro di un orizzonte familiare che s’è improvvisamente colorato di grigio. Nessuno in casa Vespa sapeva. E martedì sera avevano risposto all’invito di Rosa e di suo marito per festeggiare l’arrivo di Ansel, quel figlio maschio che la donna aveva detto d’aver partorito l’8 gennaio. Era rimasto in clinica per il Covid, un’altra bugia raccontata per giustificare il ritardo, e solo ieri sera era stato dimesso.

Ma chi è Rosa veramente?

La sua biografia affiora dai racconti dei vicini per i quali era una donna buona e una brava moglie. Nessuno però l’avrebbe mai immaginata nei panni della sequestratrice. C’è chi la descrive come una tenera compagna del marito al corso prematrimoniale di qualche anno fa. E chi racconta di quegli incontri nei negozi per la spesa col sorriso sempre stampato sul suo volto. Rosa era una donna che amava far sapere di essere in dolce attesa. Del resto, alle sue spalle c’era una famiglia normale, di sani principi. Suo padre, tra l’altro, è stato per quasi quarant’anni l’edicolante di piazza Fera (oggi piazza Bilotti), a Cosenza. Da lì passavano centinaia di clienti ogni giorno e tutti venivano accolti con garbo e signorilità. Molti lo ricordano bene, sapeva sempre come accontentare le richieste della gente.
Rosa, adesso, attende il suo destino giudiziario, devastata, probabilmente, dal rimorso. Di colpo la sua vita s’è svuotata, è rimasta senza storia. Rosa è stata la causa dello tsunami emotivo di un’altra donna, Valeria, la madre vera alla quale la cinquantunenne aveva provato a portare via Sofia. Le loro vite si sono sfiorate per ore, toccandosi per pochi istanti, nel momento in cui Rosa, fingendosi puericultrice, si era fatta consegnare la bimba per il bagnetto e le misurazioni. Un momento in cui gli sguardi si sono incrociati prima di allontanarsi definitivamente.

Valeria ha ritrovato il sorriso quando il sostituto commissario, Claudio Sole, le ha riportato la bimba, avvolta in un coperta di lana. Valeria ha abbracciato uno ad uno quei poliziotti, con gli occhi gonfi di pianto dopo ore interminabili. E ieri anche lei ha affidato ai social un post per dire grazie al mondo intero, quel mondo che si era subito mobilitato per riportarle la bambina. «Mi state scrivendo in migliaia, da ogni parte dell’Italia. Vorrei rispondere singolarmente a tutti ma non riesco. Questa è la nostra famiglia (ha messo in rete l’immagine dell’altro figlio che coccola Sofia) che ieri sera si stava sgretolando in mille pezzi. Le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro eccezionale, mentre io avevo perso le speranze una intera città, anzi l’intera regione si è bloccata per cercare la nostra bambina. Non penso che riuscirò mai a superare questa cosa, ma il lieto fine è che Sofia sta bene. Grazie, grazie, grazie a tutti. Vorrei abbracciare ogni singola persona. Una mamma e un papà che sono morti e risorti». Ieri ha voluto ringraziare la poliziotta Samantha: «Un angelo, è stata sempre accanto a me».

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