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La Sanità in Calabria non è più la stessa. Presto sarà fuori dal piano di rientro della spesa dopo quindici anni di tagli e di sprechi. Una operazione per dare il segnale di un cambiamento radicale in una storia che, in passato, è stata larga di parola ma avara di fatti. Il cambio di paradigma generato dalla determinazione del commissario-governatore, Roberto Occhiuto, è evidente anche all’“Annunziata”. Il policlinico prende forma con l’arrivo di eccellenze internazionali per avviare centri di ricerca formidabili, ci saranno bisturi con quarti di nobiltà scientifica nelle sale operatorie e reparti universitari che formeranno medici a chilometro zero.
Dea in sofferenza
Ma, intanto, c’è da affrontare i fantasmi di anni di tenebra e tempesta che ha trasformato in un campo minato l’accesso al sistema di cure e assistenza. Lo sguardo continua ad allungarsi negli interstizi della prima linea dell’ospedale hub dove si registra il solito iperafflusso. Sono giorni, settimane, mesi di assedio, slanci in mezzo a vampate di numeri che, a volte, finiscono fuori controllo. E quando le ambulanze cominciano a mettersi in coda nel piazzale perché anche le barelle sono esaurite, parte l’ordine di smistare i codici minori negli ospedali Spoke per ridurre i disagi e le attese dei pazienti. L’ultima volta è capitato martedì, ma era già successo anche in passato. I numeri degli accessi sono condizionati dalla collera del virus influenzale che nelle ultime settimane ha trasformato in un cratere infetto tutto il Cosentino che, adesso, sembra aver perduto la sua ombra. Sono, soprattutto, le complicanze della malattia a riempire le sale d’attesa dei Pronto soccorso. Tante polmoniti, difficoltà respiratorie in generale, anche tra i più giovani. Il picco ha spinto l’epidemia stagionale dove non era mai stata prima. E i reparti di accettazione si trasformano in fronti sotto assedio.
Il virus
La voce dei patogeni respiratori è diventata dura e stizzosa. Gli esperti che l’avevano ascoltata nel petto dell’Oceania da dove era partita a settembre per raggiungere il mondo occidentale. La preoccupazione era nata in quei giorni dopo che, in quell’angolo remoto del pianeta, era stata osservata una combinazione di virus che aveva riempito gli ospedali. Lo scenario temuto dai medici si è puntualmente manifestato con l’arrivo della stagione fredda e preannunciato da forme simil-influenzali. Martino Rizzo è il direttore sanitario dell’Asp ma soprattutto è uno dei principali esperti calabresi nella gestione dell’igiene pubblica e della guerra ai patogeni: «Ci stiamo confrontando con una forma influenzale che è assai diversa da quella che abbiamo conosciuto negli anni. Sapevamo che il picco sarebbe arrivato alla fine di gennaio e che avrebbe avuto un impatto più severo rispetto al passato. E, purtroppo, sapevamo cche c’era da prepararsi all’urto con i pericolosi effetti delle possibili sovrapposizioni virali. Ciò che stiamo vedendo negli ospedali sono forme influenzali molto resistenti alle terapie. E, soprattutto, ci sono anche tanti giovani. Inoltre, negli ospedali vengono diagnosticate molte forme di polmoniti, alcune anche più gravi. Stranamente, la temperatura corporea non si alza molto. Poche linee di febbre che spariscono dopo pochi giorni. Nel complesso, però, la sintomatologia dura almeno 8-10 giorni».
Nuovo primario
Da qualche giorno, è in servizio nel Pronto soccorso il nuovo primario Roberto Ricchio che ha portato la sua quindicinale esperienza. Una presenza costante nella prima linea con l’obiettivo di far uscire il dea dallo storico lockdown provocato da una inarrestabile emorragia di personale che è difficile da rimpiazzare per via della crisi di vocazione nell’emergenza-urgenza. E così ci sono corsie sempre più vuote e attese dei malati sempre più lunghe. La coda a tempo indeterminato scorre lentamente a patto che si liberino posti letto in degenza. L’evoluzione dell’assistenza sanitaria ha finito per segnare rotta e prospettive sempre più incerte per una prima linea trasformata in un ramo caotico all’interno del disastrato mondo del sistema salute calabrese che lentamente sta tornando a rivedere la luce. servirà del tempo ma la strada è quella giusta.
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