
Alla luce dei tragici conflitti in corso in varie parti del mondo, il Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza ha diffuso un comunicato per richiamare l’attenzione della società civile e delle istituzioni sull’urgenza di promuovere la cultura della pace. Una presa di posizione chiara, che invita tutti — credenti e uomini di buona volontà — a non rimanere indifferenti di fronte alla violenza che colpisce vittime innocenti.
«I tragici avvenimenti di questi giorni, con tante guerre in atto nel mondo, interpellano tutti i credenti e gli uomini di buona volontà», si legge nel testo. «Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a tanta violenza, alla morte di innocenti (bambini, donne, anziani) sacrificati in nome della ragion di Stato. La guerra non è mai la soluzione ai conflitti e con la guerra nessuno può dirsi vincitore».
Il gruppo ricorda anche le parole di Papa Francesco, che pochi giorni fa ha ribadito: «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra», un appello che si ricollega idealmente a quello lanciato da Giovanni Paolo II nel celebre incontro interreligioso per la pace svoltosi ad Assisi il 27 ottobre 1986.
Il comunicato esprime preoccupazione per il clima di violenza, anche verbale, che si registra nei rapporti tra i governanti e, sempre più spesso, anche nella vita quotidiana: «Alimenta la contrapposizione e spinge a cercare a tutti i costi un nemico da avversare».
Da qui l’invito a un cambiamento di mentalità: «Occorre un cambio di mentalità da parte dei potenti che credono solo nella ragione della forza ma anche da parte di ciascuno di noi per promuovere percorsi di consapevolezza e di solidarietà. Fare la pace significa riconoscere la dignità dell'altro in quanto persona e non un nemico da annientare o sottomettere».
Nel prendere atto della gravità dell'attuale crisi mondiale, il gruppo auspica che «gli organismi internazionali e le autorità civili e religiose assumano iniziative concrete per favorire il dialogo fra le nazioni e i popoli in guerra, perché si giunga ad una pace giusta e condivisa». E conclude: «È necessario che ognuno di noi si faccia promotore di iniziative e azioni concrete perché anche nella nostra realtà si possa affermare la cultura dell'educazione al dialogo e alla pace».
Caricamento commenti
Commenta la notizia