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Cosenza, la ripresa sempre più difficile in una terra senza giovani

Il 2023 si chiude con dati preoccupanti tra denatalità e fuga degli under 30

L’illusione della ripresa, dopo due anni di pandemia, è stata spazzata via dai venti di guerra che hanno modificato, definitivamente, la storia del mondo occidentale già curvata dallo strazio del Covid. Il sipario cala su un anno di grandi difficoltà che nel Sud del Sud dell’Italia spalancano crepe nei territori più fragili alimentando la fuga dei più giovani. Il punto più acuto del declino sociale ed economico è rappresentato proprio dall’universo giovanile che scappa perché qui non trova più occasioni d’impiego.
Non ci sono regole d’ingaggio, non c’è più mercato per gli under 30 (con un numero di occupati che è sceso sotto il 50% in tutti i settori produttivi). E anche i Neet (i ragazzi che non lavorano e non studiano) hanno raggiunto il 35%. Una picchiata che ha cancellato opportunità di sviluppo amplificando la rassegnazione dei tanti cervelli costretti alla fuga obbligata. Del resto, lo strumento che serve a misurare il livello di sofferenza di una realtà sociale è il lavoro, l’unico fattore in grado di garantire il reddito che assicura stabilità ai bilanci familiari. E i numeri del 2023 sono impietosi: un giovane su tre con la valigia ha un’età compresa tra 25 e 34 anni e circa la metà è laureato o ha un titolo superiore alla laurea. Studiano e vanno via, dopo aver inutilmente atteso un varco che non arriva. È la resa del futuro, la fuga dei “cervelli”.

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