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Cibo e ristorante, l’inflazione a Cosenza morde soprattutto a tavola

Su dati Istat, l’Unc registra picchi nella spesa alimentare (+7,7%) e nei locali (+5,7%). Carovita in frenata (+1,1%) ma si tratta di un miraggio algebrico. «È un aumento minimo rispetto al dato record di un anno fa»

Le correnti umane soffiano dentro una città che continua ad incrinarsi in mezzo a crepe sociali che si spalancano man mano che cresce la fatica di vivere e sopravvivere. La povertà non è più solo quella delle anime in pena, degli ultimi che riempiono di impronte le periferie sociali più remote di Cosenza. Il disagio, adesso, è fatto di colonie di esseri umani che faticano a gestire la sostenibilità della spesa familiare. E succede sempre più spesso, ovunque. L’argine della capacità di spesa domestica è seriamente compromesso da una inflazione segnalata in frenata, ma solo in apparenza. Il raffreddamento delle quotazioni di luce e gas ha dato l’illusione di una crescita sfumata ma, nella realtà, il carrello della spesa continua ad appesantirsi nell’economia familiare. E per molti diventa un problema riempirlo. L’Unione nazionale consumatori ha elaborato i dati di novembre dell’Istat e valuta in 205 euro in più l’esborso annuo per la spesa familiare a Cosenza (29ma in Italia). Non c’è stata, dunque, quella convergenza verso l’obiettivo di alleviare la sofferenza.
La denuncia dei consumatori Mauro Antonelli, responsabile dell’Ufficio studi dell’Unione nazionale consumatori mette in guardia le famiglie, spiegando il grande inganno dell’algebra nella descrizione dell’inflazione tendenziale: «Il calo dell’inflazione annua è solo una illusione ottica che riverbera attraverso la matematica e al fatto che a novembre del 2023 si era raggiunto il picco dell’11,8%, un rialzo da primato che non si aveva dal marzo del 1984. Insomma, è solo un miraggio. Anche perché il dato dell’inflazione di novembre 2023 è comunque un valore positivo. Ciò significa che rappresenta un ulteriore aumento al dato record di un anno fa. Se un chilo di pasta costava 1,79 euro e oggi costa 1,80, quel centesimo in più finisce per ampliare le difficoltà di spesa in una determinata famiglia. La frenata dell’inflazione è un effetto della politica dei ribassi dei prezzi energetici e, in solo in parte, dei tassi d’interesse. Dunque, gli strumenti messi in campo dal governo non c’entrano».

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