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Nino D’Angelo, l’eterno ragazzo che ama la Calabria: doppia tappa tra Cirella di Diamante e Corigliano Rossano

«Io mi sento parte del Sud come se fosse un’unica regione...»

Sentimento, impegno e voglia di ritrovarsi alla base di due concerti dell’alfiere della canzone napoletana di ieri e di oggi, che torna in Calabria col nuovo tour estivo dell’ultimo album «Il Poeta che non sa parlare», con tappa oggi al Teatro dei Ruderi di Cirella a Diamante e domani all’Anfiteatro Maria De Rosis di Corigliano-Rossano. Nino D’Angelo, eterno ragazzo dall’anima semplice, riproporrà ai fan del Sud i successi degli anni ’80 come «Nu jeans e ‘na maglietta» e «Popcorn e patatine», ma anche «Senza giacca e cravatta» e «Jesce sole», fino ai brani dell’ultimo disco, uscito nel 2021 perDi.Elle.O e Believe.
«Questo concerto mi è entrato nel cuore perché subito dopo il Covid ha rappresentato una liberazione dalla paura – ci dice – con una partecipazione di pubblico davvero spettacolare. Credo che a un certo punto della carriera non c’entri più la bravura o quello che hai scritto, perché la gente ti ama e basta; ed io ho avuto la fortuna di essere amato anche come uomo. Il pubblico ha capito che sono una persona vera e credo in ciò che dico».
E questa sincerità emerge proprio nelle canzoni dell’album, nato durante il lockdown, che rappresenta la tua anima sentimentale, ma anche impegnata. Si parla infatti di politica e razzismo. Sono ancora attuali i temi affrontati nel disco?
«Secondo me attualissimi. Da quando scrissi “Voglio parlà sulo d’ammore” sono cambiate tante cose. Il Covid ha fatto emergere tanti problemi, come quello della sanità. Inoltre, quando in una regione come la Calabria muore tanta gente in mezzo al mare e nessuno la salva significa che persiste un pensiero razzista, che però non tocca i calabresi stessi. Quindi i pezzi di questo disco sono molto avanti, come lo era un altro mio brano di pochi anni fa, “Italia Bella”, in cui raccontavo di questa Italia con i politici in guerra tra loro, e di noi come popolo che siamo una scommessa e ne usciamo perdenti».
Le tappe calabresi rappresentano un nuovo approdo al Sud . Qual è il tuo legame con la Calabria?
«Viscerale. Ho anche avuto due impresari di questa terra, fra cui Danilo Mancuso (di Lamezia Terme, manager dei Ricchi e Poveri, ndr) che mi ha fatto amare una splendida regione, con un mare bellissimo; ma, come tutto il Sud, vittima di pregiudizi a causa di una minoranza che ne rovina l’immagine. I veri calabresi invece sono persone perbene, lavoratori, ed io mi sento parte del Sud come se fosse un’unica regione».
Il tour poi riprenderà a settembre, facendo tappa dal 28 al 30 in Svizzera. E a novembre canterai in Belgio e Germania. Che accoglienza ti aspetti dagli italiani all’estero?
«Ormai ai miei concerti vengono le famiglie, anche i figli degli emigranti, tutti miei fan perché i genitori mi amavano e sono cresciuti con le mie canzoni. Ci sono anche i calabresi, ce ne sono tanti in paesi come Australia, Usa e Francia. Quando mi dicono che vado a cantare all’estero, rispondo che vado a trovare persone che sono parte della mia vita e a cui voglio bene, con un affetto ricambiato da 50 anni».
Il tour de “Il Poeta che non sa parlare” è prodotto da Di.Elle.O e distribuito da Stefano Francioni Produzioni, con le date calabresi curate dalla crotonese Gf Entertainment e la campana Anni 60 Produzioni.

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