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Scienza tra parità e stereotipi, il cambiamento culturale passa dalle azioni concrete

La Settimana delle Stem nelle università di Messina e Cosenza e le riflessioni sui temi di genere in ambito scientifico: contro l'"abbandono" aiutare le ricercatrici nelle cure familiari

Guardare le stelle, e pensare di non poterle raggiungere. Capita a moltissime persone, soprattutto ragazze, che in particolare nel campo delle scienze sentono una fortissima attrazione verso un percorso di studi scientifici che, però, credono di non poter intraprendere. Dissuase da stereotipi e pregiudizi, cioè da rappresentazioni non fondate sulla veridicità della motivazione, ma purtroppo alimentate da una realtà che, in effetti, ci consegna proprio questa immagine. Di un pianeta scienza ancora troppo poco abitato dalle donne. In cui, peraltro, si pone fortemente il problema senza però poi provare concretamente a risolverlo.

A confermarne l’esistenza è già solo il fatto che si sia sentita la necessità di istituire attraverso una norma legislativa l’appuntamento annuale della Settimana delle Stem, e che su tale iniziativa, agganciata alla Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita nel 2015, convergano energie plurime con lo scopo di promuovere quell’accesso “pieno e paritario alla partecipazione alla scienza” che, evidentemente, non è ancora stato conseguito.

I divari, dagli Atenei al lavoro

Ad evidenziarlo ulteriormente, ad esempio, l’Osservatorio Stem di Deloitte: le ragazze italiane iscritte ad un corso di laurea nelle cosiddette materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sono solo il 14,5% di quelle che frequentano l’università, molto al di sotto della media europea. La metà circa delle intervistate parla ancora di stereotipi di genere, che troppo spesso costituiscono un forte disincentivo a intraprendere questi percorsi di studi. Il divario finisce poi per ripercuotersi, amplificato, sul mondo del lavoro, come emerge da uno studio del 2023 pubblicato su The Lancet Regional Health - Europe: le donne, in Europa, abbandonano progressivamente la carriera accademica arrivando a costituire appena il 33% dei ricercatori e solo il 26% di figure apicali nella docenza ordinaria e direzione di dipartimenti e di centri di ricerca. Un divario che si inasprisce proprio sulle Stem: se per le discipline umanistiche le donne occupano oltre il 30% delle posizioni più alte della carriera, il dato scende al 22% per le scienze naturali e al 17,9% per le aree legate a ingegneria e tecnologia. Anche qui l’Italia è molto indietro, collocandosi terzultima in Europa. Ma le barriere da infrangere si incontrano già in giovane età.
Secondo i dati di un’altra ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children e diffusa nel 2022, le materie scientifiche continuano a essere percepite dalle ragazze come "poco adatte" a loro, nonostante incuriosiscano il 54% delle studentesse.
I riflettori sulle Stem, già sempre accesi, sono stati ulteriormente puntati nei giorni scorsi anche dall’Università di Messina e dall’Università della Calabria di Cosenza, con iniziative che hanno coinvolto fortemente le scuole, visto che proprio nel passaggio alla formazione accademica si apre un primo importante divario da colmare.

L’impegno dell’Unical

Lo scorso 9 febbraio l’Unical, assieme alla rete di scuole Emozioniamoci e ANDE Cosenza con la Biblioteca Nazionale di Cosenza- Ministero della Cultura, Galleria Nazionale di Cosenza, Comune di Rende- Museo Civico e Museo del Presente, i musei Cosentia Itinera di Cosenza e dell’Arte dell’800 e 900 di Rende, ha voluto celebrare la giornata che riconosce il ruolo fondamentale che le donne svolgono nel campo della scienza e della tecnologia.
Il programma della mattinata ha abbinato le testimonianze di donne di scienza dell’Unical con quelle di ragazze e ragazzi delle scuole in rete e di Istituzioni culturali. Ad introdurre la giornata nell’aula magna gremita di studenti, studentesse, alunni ed alunne di Emozioniamoci gli interventi delle prof Unical Patrizia Piro, prorettrice, Annamaria Canino, delegata per la formazione, Angela Costabile, delegata per orientamento, Giovanna Vingelli, delegata pari opportunità, Ines Crispini, presidente CUG, di Brunella Baratta, dirigente scolastica del liceo classico “Gioacchino da Fiore di Rende”, scuola capofila Emozioniamoci e di Francesca Nardò per l’USR Calabria.
Le basi tecnologiche sono determinanti per star al passo con l’innovazione, ma servono tutte le competenze per capire cos’è e a cosa serve l’IA. A dirlo al pubblico attento di under 17, in diretta streaming nella prima parte della mattinata, Marina Geymonat, director enterprise data, Ai and analytics di Capgemini Invent. Disinvolti e attenti nel presentare le loro esperienze scientifiche e tecnologiche sono stati i gruppi di teen-ager dei comprensivi di Rende Quattromiglia ed “Emilio Bianco” di Montalto Uffugo, il Polo “Brutium” di Cosenza e il “Gioacchino da Fiore” di Rende, che con l’I.O. di S. Demetrio Corone costituiscono la rete Emozioniamoci. Una Rete che sostiene comportamenti responsabili e consapevoli ispirati alla convivenza e al rispetto verso gli altri partendo dal valore della bellezza in prospettiva civica. Di grande interesse le testimonianze delle donne di scienza Unical che hanno raccontato le esperienze del loro percorso professionale.

Canino (Unical): contrastare gli stereotipi

«La nostra iniziativa vuole essere un contributo al contrasto di uno degli stereotipi tuttora esistenti, quello di una scarsa attitudine delle studentesse verso le STEM - evidenzia la prof.ssa Annamaria Canino, ordinaria di Analisi Matematica presso l’Unical, componente del Senato Accademico e del CdA e delegata alla formazione degli insegnanti - La differenza di genere nella scienza è un problema internazionale , nel mondo le donne costituiscono solo il 30% dei laureati in Ingegneria e il 40% dei laureati in Informatica ed in ogni caso nelle posizioni più avanzate, la percentuale di donne decresce, fino ad arrivare un completo sbilanciamento a favore degli uomini. Un maggiore coinvolgimento delle donne nei settori scientifici e tecnologici che sono attualmente quelli a più alto tasso di occupazione sarebbe importante per la società. Dobbiamo auspicare un ambiente di lavoro in cui donne e uomini siano ugualmente rappresentati. Nell’ambito della ricerca poi spesso si assiste alla rinuncia a brillanti carriere da parte di giovani e promettenti ricercatrici. Ricerca e cura familiare sono, per la resistente cultura che delega quest'ultima alle donne, ben difficili da armonizzare. E’ necessario mantenere alta l’attenzione di tutti noi su questi temi per richiedere politiche adeguate che permettano alle donne di dedicarsi alla ricerca . Attualmente il crescente numero di donne affermate nella scienza sta fornendo stimoli e fiducia nelle proprie capacità alle ragazze in attesa di abbattere definitivamente quell’invisibile soffitto di vetro».

La Giornata Stem by Unime

L’Università di Messina, da molti anni attiva nella promozione delle Discipline STEM, e sensibile alla valorizzazione del ruolo delle donne nella Scienza, ha istituito la giornata “STEM by UniME”, la cui prima edizione si è tenuta la mattina del 9 febbraio tra l’aula magna e il Giardino del Rettorato. Durante la mattinata più di mille persone hanno visitato le oltre 30 attività proposte con grande entusiasmo da ricercatrici e ricercatori Unime. Inoltre, al fine di valorizzare il ruolo della donna in ambito scientifico, è stata organizzata una tavola rotonda dal titolo “Scienza: sostantivo femminile”, durante la quale la rettrice dell’Università di Messina Giovanna Spatari ha dialogato con una studentessa, una dottoranda e una giovane ricercatrice, che hanno raccontato la loro esperienza di donne in ambito STEM, incoraggiando le studentesse che hanno gremito l’aula ad assecondare la loro passione per le materie tecnologiche.
Un’esperienza proficua e soddisfacente per la risposta entusiastica dei più giovani, non soltanto in termini di partecipazione, ma anche e soprattutto per l’interesse che hanno manifestato nei confronti delle attività proposte. Fondamentale è stato il supporto dell’ufficio scolastico provinciale, con l’intervento del dirigente Stello Vadalà. Presenti delegazioni degli istituti: I.I.S. Verona-Trento, Liceo F. Bisazza, IIS G. Minutoli, Liceo G. Seguenza, Liceo La Farina, Liceo E. Ainis, Liceo Archimede, I.T.I.S. E. Torricelli (S. Agata di Militello), I.T.E.T. Leonardo Da Vinci (Milazzo), IC Salvo D’Acquisto.

Trimarchi (Unime): comunità scientifica sempre più attenta

«Abbiamo pensato dati i tempi ristretti di utilizzare un format già collaudato, ossia quello che mettiamo in atto per la Notte Europea dei Ricercatori - racconta la prof.ssa Marina Trimarchi, associata di Fisica Nucleare e Subnucleare al Dipartimento Mift di Unime - Colleghe e colleghi che lavorano in ambito Stem hanno aderito con entusiasmo e, nonostante il poco tempo a disposizione, è stato possibile allestire più di 30 attività, e per fortuna il meteo è stato clemente. Ci ha sorpreso positivamente la risposta immediata e entusiastica delle scuole: il giorno stesso in cui abbiamo diramato l'invito abbiamo ottenuto 300 adesioni, che sono poi diventate un migliaio. Questo ci ha fatto comprendere che nei prossimi anni la manifestazione diventerà un appuntamento fisso, e per questo motivo abbiamo sviluppato il logo, che servirà a creare continuità e affezione verso questa iniziativa. Nei prossimi anni cercheremo di sfruttare tutti i giorni della settimana Stem, organizzando iniziative nei vari poli Stem di Unime, così da portare studentesse e studenti nei laboratori e stimolando dibattiti e riflessioni. A questo proposito, abbiamo approfittato della tavola rotonda per raccontare l'esperienza femminile in ambito Stem, e abbiamo scelto di coinvolgere quattro ragazze proprio per offrire loro testimonianze recenti e attuali. È stato un momento coinvolgente, seguito da molte domande interessate. Il bilancio della manifestazione dunque non può che essere positivo, e questa esperienza ci ha insegnato che l'entusiasmo che mettiamo nel raccontare il nostro lavoro è l'ingrediente principale per avvicinare i giovani alle discipline scientifiche».
«Intraprendere una carriera Stem - aggiunge Trimarchi - per una donna può essere impegnativo dal punto di vista della gestione familiare: gli orari di lavoro sono spesso prolungati, perché la curiosità scientifica ti porta a continuare il tuo esperimento anche se è già sera, perché vuoi vedere se la tua ipotesi è corretta. Inoltre, per chi, come me, lavora spesso in laboratori internazionali, questo comporta trasferte lunghe e stancanti. Per contro, dal mio punto di vista, la comunità scientifica è sempre più attenta alle esigenze delle donne e delle madri, pertanto spesso i colleghi ti aiutano a conciliare tutte le esigenze. Per quanto riguarda invece gli stereotipi, probabilmente l'idea che la scienza non sia un mestiere da donne è influenzata anche dal fatto che buona parte delle scoperte scientifiche che studiamo sui libri sono state fatte da uomini. Ma oggi mi sento di affermare che il tema di genere in ambito scientifico sia stato sviluppato in maniera corretta, e che stiamo iniziando a coglierne i frutti».

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