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Autonomia differenziata, da Cosenza i sindaci guidano la rivolta del Sud

Ieri mattina in piazza 11 Settembre tante fasce tricolori con la presidente dell’associazione degli enti locali Rosaria Succurro. L’Anci però “trascura” le modifiche del Senato al disegno di legge sull’autonomia differenziata. Già prevista la definizione dei Lep sui fabbisogni standard per garantire i diritti dei cittadini

Ed eccolo il Cosentino (non tutto, però) in prima fila, salito sulle barricate per denunciare vecchi e nuovi torti. Questa è una terra che non è mai stata turgida di forza e di attività dai tempi dell’Unità d’Italia, una terra stanca di soffrire. I sindaci guidano la rivolta di un Sud che vanta una storia di abusi di promesse politiche a cui ha fatto seguito il crollo di credibilità e di fiducia nei cittadini. L’Autonomia differenziata, nella narrazione dell’Anci, è la spinta definitiva nell’abisso senza luce. Una tragedia che viene agitata da tempo come grimaldello per far lievitare il livello di partecipazione e di consenso popolare, che, indubbiamente, può diventare strumento utilissimo in una difficilissima campagna elettorale per le Europee. E proprio guardando, principalmente, alle urne, in questi mesi, si è arrivati al muro contro muro, maggioranza di centrodestra (non tanto compatta) contro opposizione (che prova a ritrovare un’intesa difficile). La linea Maginot è stata scavata dal decreto Calderoli, un disegno di legge d’iniziativa del Governo che, secondo i primi cittadini, è destinato a ridisegnare un’Italia delle disparità e delle disuguaglianze. Il provvedimento, in caso di definitiva approvazione, rischierebbe di murare definitivamente il sepolcro di pietra nel quale riposa la questione meridionale. E su questo canovaccio, ieri mattina, le fasce tricolori si sono date appuntamento in Piazza 11 Settembre che è diventata, per un giorno, il cuore pulsante della contestazione del Cosentino.

La spinta dell’Anci

Sotto un cielo d’alluminio e di zinco, Rosaria Succurro, presidente calabrese dell’associazione dei comuni italiani, ha presentato ai ampi stralci della sua nuova grammatica dell’Anci, quella che segna la rotta del suo governo. La chiamata alla guerra delle fasce tricolori è condensata nel documento che è stato consegnato al prefetto, Vittoria Ciaramella, dalla leader degli enti locali, accompagnata da altri primi cittadini, tra i quali quello del capoluogo, Franz Caruso; di Acri, Pino Capalbo; Cassano, Gianni Papasso; e Lucia Nicoletti di Santo Stefano di Rogliano. L’Anci pretende da governo e Parlamento che siano evitati «squilibri territoriali» e che la norma «non aumenti la sperequazione tra Nord e Sud», perciò «servono risorse ingenti e, soprattutto, certe».

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