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La strage delle donne nel Cosentino: 52 femminicidi in 30 anni

Mogli, compagne, fidanzate assassinate dagli ex partner al culmine di liti scoppiate per gelosia o in vista di separazioni

Morte ammazzate. Donne assassinate da compagni, fidanzati, mariti: nella nostra provincia si conta il numero più alto di vittime di femminicidio dell’intera Calabria. Cinquantadue negli ultimi trent’anni. Al dato agghiacciante che riguarda gli omicidi s’aggiunge quello relativo alle violenze - fisiche e verbali - compiute nell’anno in corso. Il procuratore capo Mario Spagnuolo lo ha reso noto: 673 i casi su cui la magistratura inquirente ha aperto fascicoli d’inchiesta nel 2021. In venti occasioni gli uomini violenti sono finiti in carcere; in quaranta agli arresti domiciliari mentre ben cento sono stati sottoposti a divieti di avvicinamento alla ex partner. A questo quadro si aggiungono la mancata corresponsione degli alimenti, il rifiuto di sostenere finanziariamente i figli minori e altre soperchierie diventate oggetto di denunce penali. Non va meglio nelle aree di competenza delle procure di Paola e Castrovillari con numeri, tra il 2020 e l’anno in corso, che oscillano tra i 100 e i 150 casi.
Ma torniamo al triste primato di morte. Il femminicidio più recente ha visto soccombere, nel settembre scorso a Fagnano, Sonia Lattari, uccisa a coltellate dal marito, Giuseppe Servidio. La vittima, nei mesi precedenti, aveva subito le violenze del marito ma, all’arrivo dei carabinieri, non aveva inteso denunciare il coniuge. Il 30 agosto del 2020, a Belvedere, è stata invece assassinata Anelya Dimova, 55 anni. Ad agire secondo la magistratura inquirente sarebbe stato Andrea Rende, trentaduenne del luogo. A Cassano nell’aprile dell’anno prima, era stata trucidata con bastonate alla testa Romina Iannicelli, 44 anni. Ad agire il marito, poi reo confesso, Giovanni De Cicco. Nel dicembre del 2018, nel giorno dell’antivigilia di Natale, a Scalea, il dominicano Angel Manuel Garcia, 27 anni, ha ammazzato buttandola dal balcone di casa, la fidanzata, Medina Pena, 25 anni. Nel giugno del 2017, a Montalto Uffugo, l’agente della polizia penitenziaria, Giovanni Petrasso, ha posto fine alla vita della moglie, Maria Grazia Russo, 48 anni, a colpi di pistola e poi s’è suicidato. L’elenco prosegue con Fiorella Maugeri, 40 anni, trucidata nel maggio 2015 a Rende dal marito, Franco De Vito, carabiniere poi morto suicida; Silvana Rodrigues, 40 anni, accoltellata a morte, nel dicembre dello stesso anno, a Belvedere, dal pregiudicato Sergio Carrozzino; Maria Vommaro, 56 anni, assassinata dal convivente, Franco Garritano, nel novembre del 2014 a Fiumefreddo Bruzio. Le tragiche vicende, tornando indietro nel tempo, di cui potremmo raccontarvi sono decine. Ne richiamiamo alla memoria collettiva altre tre in particolare. Quella che ha visto perire Fabiana Luzzi, la sedicenne studentessa di Corigliano prima ferita con ventiquattro coltellate dall’ex fidanzato e poi bruciata viva nel maggio 2013. La morte di Florentina Boaru, 19 anni, romena, ammazzata a Rossano e poi buttata in un sacco tra i rifiuti di una discarica dal piccolo imprenditore Cosimo De Luca. E, infine, l’uccisione con una coltellata alla gola nel dicembre del 2002, lungo la superstrada che collega Rende a Paola, della giornalista televisiva Maria Rosaria Sessa per mano del compagno, Corrado Bafaro, poi suicidatosi.
Ricordare questi terribili fatti di sangue il 25 novembre è molto importante: può servire, infatti, a tenere alta l’attenzione affinché non si ripetano.

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