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Cosenza, bancarotta e reati tributari: 6 imprenditori di Corigliano Rossano in manette. Sequestro da 70mln. NOMI - FOTO - VIDEO

Bancarotta fraudolenta, raggiri al sistema fiscale nazionale e accumulazione indebita di beni per 70 milioni di euro: queste le accuse contestate a 6 persone impegnate in attività imprenditoriali nel settore della produzione di calcestruzzo e della raccolta dei rifiuti nella Sibaritide. In azione i finanzieri del Comando di Cosenza, guidati dal colonnello Danilo Nastasi.
Le Fiamme gialle hanno eseguito un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Castrovillari: 4 le persone poste agli arresti domiciliari e 2 quelle finite in carcere. Gli indagati sono tutti di Corigliano Rossano.

I  nomi

Vanno in carcere: Francesco Caputo e Maria Teresa Urso.
Ai domiciliari: Nilo Urso, Pasquale Madeo, Filomena Caputo e Francesco Sprovieri.
Sono invece 24 le ditte o persone giuridiche sottoposte a sequestro dal Gip di Castrovillari, Lelio Festa.

L’indagine

Condotta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Corigliano-Rossano dirette dal tenente colonnello Giuseppe Maniglio - sotto il coordinamento investigativo delle indagini preliminari del Sostituto Procuratore, Dott.ssa Angela Continisio – ha permesso di svelare, allo stato e fatte salve le valutazioni delle successive fasi processuali, un ipotizzato meccanismo di frode all’I.V.A. che ha consentito agli odierni indagati di evadere le imposte attraverso l’uso di fatture per operazioni inesistenti.

L’operazione

Trae origine dalle risultanze emerse nel corso di una verifica fiscale condotta dai finanzieri a carico di diverse società di persone e di capitali riconducibili ad un medesimo gruppo familiare, operante nel settore della produzione e commercializzazione di calcestruzzo e nello smaltimento di rifiuti solidi urbani.

L'Iva per compensare i debiti

Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato allo stato come tali società, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture documentanti operazioni commerciali fittizie, avrebbero abbattuto la base imponibile IVA, compensando ulteriori debiti tributari con crediti d’imposta fittizi. Le stesse società, accumulati ingenti debiti tributari nei confronti dell’Erario, sarebbero state successivamente svuotate del complesso aziendale – costituito principalmente da impianti e macchinari – attraverso operazioni distrattive in favore di nuove società intestate a soggetti “prestanome”, per poi essere successivamente poste in liquidazione o portate al fallimento, come ritenuto indiziariamente essere avvenuto nel caso di una società appartenente al “gruppo societario”, dichiarata fallita dal Tribunale di Castrovillari nel maggio 2021.

Ventotto indagati

All’esito dell’indagine, che vede indagate 28 tra persone fisiche e società, su richiesta della Procura della Repubblica di Castrovillari, il G.I.P., alla luce degli elementi probatori allo stato raccolti, ha disposto l’odierna misura cautelare a carico di 6 indagati, ritenuti la mente ed i principali beneficiari della presunta frode, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle eventuali responsabilità penali.

Sequestro da 70 milioni

È stato, inoltre, disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, nella forma diretta e per equivalente, di disponibilità finanziarie, di beni mobili ed immobili per circa 70 milioni di euro, a carico delle 24 persone fisiche e giuridiche che avrebbero beneficiato dell’ipotizzato meccanismo fraudolento posto in essere.

L’odierna attività della Guardia di Finanza di Cosenza si inquadra nel costante presidio del Corpo a salvaguardia del bilancio dello Stato e dell’Unione Europea ed è stata eseguita in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore Dr. Alessandro D’Alessio, impegnata nella tutela della economia sana del territorio, vulnerata dalla commissione dei reati oggetto d’indagine, che sottraggono risorse allo Stato e dunque alla collettività. Gli indagati avranno la possibilità di fornire la propria ricostruzione dei fatti nel seguito del procedimento che trovasi, allo stato, nella fase delle indagini preliminari.

Gli indagati dovranno essere considerati innocenti fino a quando la loro colpevolezza non sia provata in via definitiva.

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