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Cosenza, a Palazzo dei Bruzi le storie di quattro donne afghane

Iniziativa nell'ambito della Giornata internazionale per i diritti della donna

Sono storie di libertà negate, di soprusi, di violenza di genere quelle raccontate da Basera, Hafiza, Ferishta e Saleha, le quattro giovani donne afghane che l'Amministrazione di Cosenza ha voluto invitare a Palazzo dei Bruzi perché portassero le loro esperienze e le loro testimonianze nella casa comunale e perché fossero conosciute dal mondo della scuola, rappresentato da una delegazione di studenti degli istituti superiori della città, con le loro insegnanti. “Storie di donne” è il titolo dell'iniziativa che l'Amministrazione comunale, anzitutto con il sindaco Franz Caruso che non ha voluto far mancare la sua presenza, ha organizzato questa mattina, in occasione della giornata internazionale dei diritti della donna. Un'iniziativa alla quale hanno dato il loro importante contributo la consigliera delegata del sindaco alla Cultura, Antonietta Cozza, che l'ha coordinata e curata insieme al delegato del primo cittadino all'Istruzione, il consigliere Aldo Trecroci.

Aprendo la giornata, il sindaco Franz Caruso ha rivolto una prima riflessione ai giovani studenti seduti nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi. “Oggi è significativa la vostra presenza – ha detto il sindaco - perché rappresentate il futuro di questa città che deve essere un futuro solidale che elimina le discriminazioni e le differenze. E quale messaggio migliore di quello che noi oggi vogliamo lanciare accogliendo nella casa comunale queste quattro ragazze afghane che sono dovute scappare dai loro territori per sottrarsi alla violenza della guerra e dei talebani?
Dobbiamo fare in modo - ha aggiunto il primo cittadino - che si diffonda nel mondo intero, partendo anche dalla nostra città, il messaggio che grida con forza la nostra contrarietà a tutte le guerre. Noi siamo soprattutto contro la guerra della discriminazione e della differenza. Non possiamo accettare che ci possano essere ancora oggi, nel terzo millennio, differenze tra uomo e donna, per questioni di razza o di religione, di cultura o differenze sociali. Noi crediamo erroneamente che in una realtà democratica e libera come la nostra queste differenze non abbiano ragione di essere. Purtroppo, però – ha rimarcato ancora Franz Caruso - nel mondo questo non è patrimonio di tutti. Chi poteva immaginare che nel ventunesimo secolo ci potesse essere una guerra vicino a noi? Questo vuol dire che tutto il percorso che è stato fatto, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, purtroppo non è servito a fermare gli invasori che sono i dittatori della storia, quelli che non rispettano l'autonomia e l'indipendenza degli altri popoli”.
A questo Franz Caruso contrappone forza e determinazione anche oltre la mozione che il Consiglio comunale ha votato, qualche giorno fa, all'unanimità, per esprimere la sua contrarietà alla guerra. “Dobbiamo diffondere – ha detto ancora il sindaco - i messaggi di accoglienza. In questa città abbiamo un patrimonio enorme che non è solo l'istituzione comunale che si è messa e si mette a disposizione di tutte le donne e non solo delle donne, costrette a lasciare la loro terra, ma possiamo contare su un associazionismo autentico, fatto di tanti volontari che si adoperano costantemente per poter dare supporto e accoglienza a coloro i quali arrivano qui, in un territorio per loro straniero. Mi auguro che con questi messaggi ed iniziative si possa spargere per sempre il seme della pace, perché veramente ce n'è tanto bisogno, nel mondo e alle nostre latitudini”.

Subito dopo, i toccanti racconti di Basera Muzaffari, Hafiza Mohebi, Ferishta Sardary e Saleha Yaqubi, attiviste del “Jesuit Refugee Center” che lavoravano come docenti di inglese in alcune comunità rurali a nord di Kabul. Insegnavano, in particolare, a donne e ragazzi, e per questo motivo sono state inserite nella black list dei talebani e perseguitate per il solo fatto di dedicarsi all'istruzione. Nelle loro testimonianze, tanta sofferenza, ma anche tanta forza. Le storie parlano di ragazzi e bambini afghani che non hanno i mezzi per sostenersi e la povertà li costringe a mendicare per le strade. Secondo le Nazioni Unite sono 50 mila i bambini costretti a vivere nelle strade di Kabul, costretti a fare lavori pesanti e umili, come i lustrascarpe o gli addetti agli autolavaggi. Molti di loro sono anche costretti a subire molestie sessuali. C'è nelle 4 donne afghane ospiti del Comune di Cosenza la certezza che, nonostante tutto, le donne hanno una grande forza. “Le donne sono il motore del mondo: è l'unica cosa di cui sono certa” dice una di loro. E sono orgogliose di difendere i loro diritti contro il regime talebano che non esitano a definire “il più crudele dei regimi”. In un'altra testimonianza riaffermano la necessità di eliminare le pratiche discriminatorie rivendicando uguali diritti di partecipazione alla vita politica, economica e sociale. “Avere gli stessi diritti degli uomini è utile al miglioramento della società”.
Altri importanti contributi al dibattito sono venuti dalla professoressa Giovanna Vincelli, docente di Differenze e disuguaglianze di genere all'Università della Calabria che ha fatto anche da interprete durante gli interventi delle ragazze afghane e dal professor Abdullah Zakawat, docente dell'Università Ibn Sina di Kabul. Sono intervenuti brevemente anche la consigliera comunale Chiara Penna, Presidente della Commissione consiliare Pubblica Istruzione, e Matilde Lanzino, della Fondazione “Roberta Lanzino” che da 33 anni si occupa di questi temi e che da 16 ha avviato, con il Liceo Scientifico “Scorza”, un percorso sulla parità di genere e la lotta alla violenza sulle donne.

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