Sta lì, in piazza dei Bruzi, da appena quindici giorni la statua di Giacomo Mancini e, in un lasso di tempo così ristretto – di solito passano mesi – ha ricevuto due visite poco gradite a non voler dire abbastanza indecenti per una città che aspira a diventare – secondo alcuni lo è già da tempo – una sorta di capitale della cultura (bisognerà capire, a questo punto, di che tipo).
L’altro ieri sul volto dell’ex sindaco, nonché parlamentare e ministro, sono comparsi i rivoli d’un liquido trasparente. E già questo sarebbe bastato per gridare – benché avesse rappresentato anche un eufemismo – all’inciviltà e a tante altre cose che non si prestano a esser scritte su un giornale. Nel silenzio di tutti il giorno seguente sono comparse delle lesioni nella parte inferiore del simulacro. Così quei rivoli di vernice – fors’anche sottovalutati – comparsi poche ore prima non erano che un sintomo di ciò che successivamente, col danneggiamento, assumerà i connotati d’una malattia (originata da una profonda ignoranza) abbastanza grave. I rivoli di vernice sarebbero andati via con un deciso colpo di spugna, i segni nella parte inferiore del monumento, invece, richiedono un intervento diverso. Intervento, che include anche l’individuazione del responsabile – facile in una piazza con tante telecamere – non foss’altro per curarlo perché, in quanto a salute mentale, non sta decisamente bene.
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