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'Ndrangheta decapitata a Cosenza, i legami con la politica. Boss pedinati e quella cimice...

La Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, ha ordinato l'esecuzione di misure cautelari nei confronti di 202 persone (139 in carcere, 51 ai domiciliari, 12 sottoposte a obbligo di dimora) ritenute appartenenti o contigue alle consorterie di 'ndrangheta operanti nel Cosentino. Le misure restrittive, emesse dal gip distrettuale, Alfredo Ferraro, su richiesta del procuratore Gratteri, dell'aggiunto Vincenzo Capomolla e dei pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti con il supporto del pm di Cosenza, Margherita Saccà, sono state notificate a indagati residenti nel Cosentino e in tutto il territorio nazionale. L'operazione ha visto impegnati i carabinieri, i finanzieri e i poliziotti dei comandi provinciali e della questura di Cosenza e del Gico.

Boss spiati per mesi. Tra gli arrestati anche l'imprenditore Artese

Il lavoro svolto dagli investigatori è assolutamente straordinario: i boss cosentini e rendesi sono stati "spiati" per mesi, con microspie, pedinamenti, videofilmati. Una "cimice" è stata inserita persino nel salotto di casa del capobastone Francesco Patitucci. I pm guidati da Nicola Gratteri hanno pure ricostruito tutta la presunta rete economica delle cosche, individuando ditte e prestanomi e monitorando a distanza spostamenti e consegne di denaro. Tra le persone arrestate figurano pure quattro donne e l'imprenditore Ariosto Artese fratello dell'assessore di Rende e segretario cittadino del PD. Importante a riscontro delle attività tra investigative pure l'apporto fornito dai collaboratori di giustizia Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti, Franco Pino, Anna Palmieri, Celestino Abbruzzese, Giuseppe Zaffonte, Mattia Pulicanò.

L'imprenditore Briguori era il “braccio economico” del gruppo

Sott'inchiesta nella veste di presunto braccio economico del gruppo riconducibile a Roberto Porcaro figura l'imprenditore dell'Alto Tirreno cosentino Agostino Briguori, soprannominato "Berlusconi"

Tutte le persone coinvolte nell'inchiesta si protestano innocenti e tali devono essere ritenute  sino alla conclusione definitiva della vicenda giudiziaria.

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