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Appalti truccati: travolti a Rende politici, tecnici e imprenditori

Eseguite 24 misure cautelari per ordine della Procura di Cosenza. Divieto di dimora per il sindaco Manna. Interdetta per 9 mesi la sua vice Artese

Il profumo dei soldi. Sprigionato da gare di appalto e affidamenti capaci di muovere la fragile economia di Rende. Gli interventi decisi dal Comune per riqualificare aree e quartieri, pulire fiumi e ridare vigore a centri di aggregazione sarebbero stati viziati da assegnazioni “pilotate”. È questa l’ipotesi d’accusa contestata dal procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo e dai pm Margherita Saccà e Giuseppe Visconti, a 24 persone destinatarie di provvedimenti cautelari firmati dal gip, Piero Santese.
In migliaia di ore d’intercettazione, centinaia di pedinamenti, montagne di delibere municipali e una monumentale informativa redatta dai carabinieri e dalla guardia di finanza vengono raccontati incontri, accordi, interferenze, acrobazie societarie, condizionamenti amministrativi, patti inconfessabili. Al centro di tutto un telefonino d’ultima generazione infettato da una “cimice” telematica. Un “virus” infilato nel cellulare dell’imprenditore Massimino Aceto che ha trasformato lo strumento di comunicazione in un micidiale microfono capace di registrare sussurri e parole.
Il quadro dei sospettati e colmo di nomi eccellenti: ci sono il sindaco di Rende, Marcello Manna, presidente dell’Anci Calabria e dell’Ato cui è stato imposto il divieto di dimora nella città che amministra; il vicesindaco Annamaria Artese, segretaria cittadina del Partito democratico, interdetta per 9 mesi dalle funzioni pubbliche; l'ex assessore Pino Munno rendese, posto agli arresti domiciliari; i dirigenti comunali Francesco Minutolo, interdetto dalle funzioni per un anno e Roberta Vercillo, interdetta per 6 mesi; l'imprenditore Massimino Aceto, finito agli arresti domiciliari; il funzionario del comune di San Vincenzo La Costa, Giovanni Motta, assegnato agli arresti domiciliari; gli imprenditori Massimo e Michele Mirabelli e Alessandro Sturino, interdetti dall'esercizio imprenditoriale per un anno.
Le persone complessivamente indagate sono 72 mentre sei le aziende su cui sono stati apposti i sigilli giudiziari. E pure tra gli indagati non destinatari di misure cautelari figurano personaggi conosciuti, come l’ex presidente della Provincia, Franco Iacucci, attuale vicepresidente del Consiglio regionale, l’assessore rendese al personale Franchino De Rango, e il notaio Stanislao Amato, professionista molto rinomato nell’Alta Calabria. Con loro pure due sottufficiale della Guardia di finanza latori di “imbeccate” su verifiche fiscali, smascherati dai oro stessi colleghi.
L’indagine si snoda intorno al Palazzo municipale e alle decisioni assunte per eseguire i lavori di pulizia del fiume Surdo; il completamento del Palazzetto dello Sport; la manutenzione del Castello normanno; la sistemazione della piazzetta “Padre Pio” nel Villaggio Europa; l'affidamento a cooperative sociali del Centro per anziani di via Tocci e del Centro diurno per minori di Quattromiglia; la gestione del servizio per trasporto dei disabili; le concessioni per l'occupazione di suolo pubblico nel Parco Giorgelli; la realizzazione della rete fognante in contrada Ospedale; i lavori di riqualificazione sociale della zona Viale dei Giardini - Villaggio Europa; e gli interventi di adeguamento sismico del comune di San Vincenzo La Costa.
I capi d’imputazione contestati sono ben 68 e contemplano gravi ipotesi di reato che vanno dal falso, alla corruzione, passando per la turbativa d’asta e la frode. I carabinieri del colonnello Agatino Saverio Spoto sono intervenuti, notificando le misure cautelari, in un contesto comunale già investito a settembre da una indagine della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto (poi revocato dal TdL) del primo cittadino e dell’ex assessore Munno e al conseguente invio da parte della Prefettura di Cosenza della Commissione di accesso antimafia. Il sindaco, peraltro, è tutt’ora oggetto di una misura interdittiva dalla professione di avvocato perché indagato dalla Dda di Salerno per corruzione in atti giudiziari. Si tratta della vicenda che coinvolge il giudice Marco Petrini.

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