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Rende, immersi per tre giorni in un mare pieno di libri

Scuole di ogni ordine e grado al Festival culturale. Tra i laboratori anche quello sull’inclusività con una cospicua rappresentanza dell’Unical

Il profumo della cultura è quello della carta. Unico, inconfondibile. In un pianeta iperconnesso che viaggia a velocità supersoniche, i libri (da sfogliare – e non da scorrere – con le dita) rappresentano forse l’ultimo baluardo, l’ultimo anelito di resistenza, l’ultimo anello di congiunzione con le nuove generazioni. Perché per quanto la tecnologia (utilissima e necessaria, per carità...) abbia accorciato tempi e distanze non è ancora riuscita a spezzare il feeling tra chi legge e lo “strumento” principe della lettura.
Con questo spirito e con questa consapevolezza è stata avviata la macchina organizzativa di una “tre giorni” speciale per il territorio di Rende: ‘Il Festival del libro e delle culture’ che ha riempito il Parco acquatico con una “fauna” preziosissima, ovvero gli alunni e le alunne della Primaria, nonché gli studenti e le studentesse della Secondaria di Primo e Secondo grado che hanno avuto modo di “sguazzare” in un mare calmo e rassicurante chiamato cultura: romanzi, libri di avventura, storie di sport, racconti per i più piccoli, fiabe e saggi per tutti i gusti.
Un vero e proprio castello di carta messo in piedi da case editrici (numerose quelle presenti), autori e autrici con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di Rende, rappresentata dalla vulcanica consigliera Marisa De Rose che ha accettato la sfida e ha dato vita alla prima edizione della rassegna con grande entusiasmo. Non è stato facile accogliere centinaia di allievi e allieve all’interno della struttura rendese, ma il battesimo del fuoco (o, per meglio dire, della carta) è filato via liscio.
Messaggi solidali e laboratori. Tra un libro e un altro si è creata anche l’occasione per lanciare messaggi di notevole importanza. Non a caso l’evento è stato patrocinato dall’Unesco e accompagnato da alcune associazioni come Alterego e Gueci. Non solo, anche “La Terra di Piero”, movimento solidale, ha inviato una sua “squadra” particolarmente attiva e motivata al cospetto delle nutrite rappresentanze studentesche che si sono alternate nel corso della “tre giorni” all’insegna della cultura. C’è stato spazio per l’arte (danza, musica e teatro) e per la cucina. E così, al profumo dei tomi che hanno riempito il Parco acquatico, si è unito quello dei manicaretti preparati per l’occasione.
Parola d’ordine: inclusività. Nella seconda giornata, c’è stato spazio anche per una delegazione di docenti dell’Unical che si occupa di qualità, autonomia e inclusione nella vita universitaria per le studentesse e gli studenti con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento. Insieme alla delegata del rettore e direttrice dei corsi abilitanti per la formazione degli insegnanti di sostegno (TFA), professoressa Antonella Valenti, hanno avuto modo di raccontare la propria esperienza anche il professor Giuseppe Percoco, la dottoressa Giusy Bartolotta (dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti) e la professoressa Teresa Colonna, esperta della Lis. Ed è proprio grazie alla Lingua italiana dei segni che la platea di studentesse e studenti della Secondaria di Primo grado ha avuto modo di interagire con la rappresentanza dell’Università della Calabria. La professoressa Colonna ha fatto conoscere l’alfabeto Lis e chiesto ai presenti di rappresentare il nome proprio attraverso la Lingua dei segni. Una prova che è piaciuta molto e ha esaltato la capacità di apprendimento del giovane pubblico. Il professore Percoco ha sottolineato come la disabilità venga ancora interpretata come un limite in molti contesti: «Si pensa che le persone con disabilità», ha affermato, «possano arrivare fino a un certo punto e sia impossibile andare oltre, invece non è così». Una lezione di vita che difficilmente potrà essere dimenticata.

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