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Cosenza, pubblico delle grandi occasioni per Maurizio de Giovanni e il suo “Caminito”

Un salone di rappresentanza del Comune di Cosenza gremito come non si vedeva da anni. E’ la risposta della città ad un evento di grande qualità promosso dal Sindaco Franz Caruso e dall’Amministrazione comunale, nell’ambito della collaudata ed apprezzatissima iniziativa “LibriinComune”, ideata e curata dalla consigliera delegata alla Cultura Antonietta Cozza.

Un’occasione da cogliere al volo quella proposta come apertura della nuova annualità di “LibrinComune”, in collaborazione con la Libreria Mondadori di Piazza 11 settembre a Cosenza: la presentazione dell’ultimo romanzo dello scrittore e giallista napoletano, Maurizio de Giovanni, “Caminito”, pubblicato da Einaudi. A Cosenza, l’autore della saga dei “Commissario Ricciardi” e dei “Bastardi di Pizzofalcone”, per citare le due serie letterarie, poi televisive, più fortunate, si sente come a casa, frequentandola da più di 25 anni. Ieri questa felicissima intesa è stata rinverdita da un pubblico affascinato dalla grande affabulazione e disponibilità di Maurizio de Giovanni che, anche dopo la presentazione di “Caminito”, si è concesso con molta generosità firmando le copie del suo libro e posando con molte delle sue fedeli lettrici e lettori. Tra gli estimatori di de Giovanni, lo stesso Sindaco Franz Caruso che ha aperto la manifestazione, moderata da Antonietta Cozza.

“La città si apre alla cultura – ha detto Franz Caruso, prendendo per primo la parola -. Amo Maurizio de Giovanni e mi piace il commissario Ricciardi, così come “I bastardi di Pizzofalcone”. Non leggo molto Mina Settembre - ha ammesso. Maurizio de Giovanni – ha aggiunto Franz Caruso – non è un ospite di Cosenza, perché ho piacevolmente appreso che la frequenta da 25 anni e la apprezza, ogni volta che vi fa ritorno, come apprezza sempre di più le bellezze del nostro territorio. Essendo una persona intellettualmente onesta – ha rimarcato il Sindaco - dice anche che è un peccato che questa regione e questo territorio non riceva le cure che merita”. E a proposito del secondo anno di “LibrinComune” Franz Caruso ne ricorda il successo, esprimendo gratitudine nei confronti di Antonietta Cozza che ne è la curatrice.

“Abbiamo fatto qualcosa di utile – ha detto ancora il primo cittadino -non solo per far conoscere gli scrittori cosentini e calabresi, non solo per avere il piacere di ospitare un’autorità nel settore come Maurizio de Giovanni, ma sono particolarmente contento per il fatto che per la prima volta dopo anni, grazie alle case editrici e agli scrittori locali e non, Cosenza è nelle prime 200 città che leggono di più in Italia. E lo scopo di Librincomune era proprio questo: invitare la città e i nostri giovani a leggere. La lettura è importante e se apprezzo De Giovanni è perché ogni volta che leggo un suo libro, non riesco a divorarlo come mi accade con altri. Mi soffermo sui particolari e su quel modo unico, esclusivo, di raccontare non solo la storia e i personaggi, ma i luoghi dove la storia si svolge e dove i personaggi vivono”. Il Sindaco ha esternato poi la sua soddisfazione per la risposta della città all’iniziativa. “La città doveva vivere anche il Comune, e doveva viverlo nel modo più importante, nel segno della storia e della tradizione di Cosenza. Noi abbiamo investito e stiamo investendo nella cultura. Il successo della rassegna e la presenza di stasera che spero si ripeta anche in tante altre occasioni, mi fa dire che abbiamo gettato un seme dal quale mi auguro possa nascere una pianta rigogliosa che possa vedere frutti che le generazioni successive siano in grado di cogliere. Ne abbiamo bisogno tutti, ne ha bisogno la città, ma anche la nostra mente e il nostro cuore”.

La serata era stata aperta da una sorpresa che ha suscitato l’apprezzamento e la meraviglia dello stesso scrittore: i passi di tango di Luca Caruso (titolare della scuola “Mille Passi”) e di Marisa Angotti sulle note di “Caminito”, la celebre canzone composta da Gabino Coria Penaloza (autore del testo) e Juan de Dios Filberto (della musica) che si intreccia con le vicende raccontate nel libro di de Giovanni. Dopo i contributi di Pino Sassano, titolare della Libreria Mondadori, e della dirigente scolastica Assunta Morrone, è intervenuto, applauditissimo dal pubblico, Maurizio De Giovanni che ha subito spiegato la genesi di “Caminito”, nato da un ripensamento, quello di riaprire la saga dedicata al commissario Ricciardi che sembrava chiusa con “Il pianto dell’alba”, uscito nel 2019. Allo scrittore non piaceva – e lo ha apertamente confessato ieri sera –quel che il Paese era diventato dopo il 1934. Sono gli anni delle leggi razziali e della persecuzione degli ebrei. “Dal 34 in poi – ha affermato de Giovanni - comincia la follia dell’Impero. L’alleanza con la Germania porta alle leggi razziali che sono il momento più terribile che attraversa il Paese”. Quindi l’autore ricorda le delazioni ad opera di persone che denunciavano altri cittadini con l’accusa di svolgere attività antifascista e di essere di origine ebrea, accreditandosi presso il regime per questa odiosissima pratica. “Non era bello, insomma, raccontare questa altra storia e pertanto – ha detto de Giovanni alla platea di Palazzo dei Bruzi - avevo deciso a tavolino di non scrivere più storie su Ricciardi, ma questo aveva comportato una serie infinita di “cazziatoni” da parte di quel seguito che il personaggio dei miei libri si portava appresso”. E ha raccontato che in diverse occasioni alcune lettrici della serie, al bar come al supermercato, gli puntavano il dito contro per una scelta che non condividevano. Il passo indietro di de Giovanni sulla sua decisione di non scrivere più su Ricciardi si fa più consistente quando il 12 luglio dello scorso anno, per una disavventura di salute, è costretto a restare isolato per una settimana in Ospedale. E’ in quel momento che riflette chiedendosi se c’erano ancora storie di Ricciardi da raccontare. “Ho ritenuto ingiusto mettermi ancora di traverso”. Cadute le ultime riserve anche sul contesto storico, de Giovanni promette a Ricciardi e a tutti i suoi lettori che se fosse uscito dall’Ospedale e se gli avessero concesso di scrivere di nuovo, la prima storia sarebbe stata ancora una storia sul celebre commissario. Ed ecco profilarsi all’orizzonte “Caminito” nel quale si innesta l’elemento musicale. “Caminito” è anche la canzone preferita dai genitori dello scrittore. Per spiegare questa commistione tra letteratura e musica lo racconta alla platea cosentina partendo dal concetto di nazionalità orizzontale e non verticale. “Mi sento molto più compatriota di uno di Buenos Aires, di San Paulo del Brasile, di Lisbona, di Atene e di Istanbul che di uno di Treviso. Quando sono stato in Argentina – afferma - mi sono sentito a casa, come a Cosenza, Reggio Calabria o Palermo. E quale è l’espressione massima di un popolo se non la musica? C’è o no un legame tra il tango, la bossa nova, il fado, il sirtaki, la musica popolare araba e la canzone napoletana? Se sentite cantare e chiudete gli occhi, se non ascoltate le parole, è la stessa musica. Già in Ospedale – aggiunge - pensai a Caminito e al tango che Borges definiva “un pensiero triste che si balla”. Il tango non è prescindibile dalla danza, è una sintonia perfetta. Eppure in Caminito la musica è stata scritta nel 1923 e le parole nel 1926, a più di mille chilometri di distanza, da due uomini che non si sono mai conosciuti”. E racconta la storia struggente di come è nata la canzone, tra amori, dolorosi, abbandoni ed addii e della stradina (caminito appunto) dove due innamorati, poi costretti a non vedersi più, si appartavano e che la loro lontananza aveva ormai cancellato. Eloquenti le parole del celebre tango: “lei non è più tornata e non tornerà più, io sono qui per l’ultima volta per dirti addio e tu, stradina stessa, scomparirai e diventerai un’ombra come me. E non è che noi spariremo, noi non saremo mai esistiti”. La poesia, così dolorosa, incontra la musica scritta per un’altra situazione. Una vera, quasi inspiegabile alchimia.

Prima di salutare il pubblico cosentino c’è tempo per un arrivederci. Se “Caminito” non è il tredicesimo romanzo della prima serie di Ricciardi, ma il primo della seconda serie, de Giovanni ha già in mente altri due capitoli, che potrebbero avere il titolo di altri due celeberrimi brani musicali, “Perfidia” e “Volver”. E Cosenza è già pronta a tenerli a battesimo.

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