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Agguato a Cassano: ucciso un imprenditore agricolo, figlio del boss Alfredo Elia

Il luogo dell'omicidio di Francesco Elia. A destra la vittima

Lo stesso destino del padre. Due killer armati di fucili mitragliatori kalashnikov hanno aperto il fuoco, all'alba, in contrada Caccianuova di Cassano, contro Francesco Elia, 40 anni, imprenditore agricolo che si trovava in compagnia di un operaio romeno.

I due stavano entrando nell'azienda di Elia per dedicarsi alla cura delle colture. Più di trenta i colpi sparati: l'imprenditore è stato finito con alcune pallottole esplose da distanza ravvicinata. Il romeno, in condizioni disperate, è stato trasferito invece nell'ospedale di Cosenza appena scattato l'allarme.

Francesco Elia, coinvolto in passato in vicende di usura e in operazioni della Dda di Catanzaro compiute nella Sibaritide, era figlio del boss Alfredo Elia, assassinato il 23 marzo del 1992 ai Laghi di Sibari insieme con il suo guardaspalle Leonardo Schifini.

Chiara la matrice mafiosa dell'agguato compiuto stamane. Le indagini al momento vengono coordinate dal pm di Castrovillari Valentina Draetta. Del fatto di sangue è stato subito informato il procuratore distrettuale Nicola Gratteri.

Ricostruita la dinamica dell'agguato: Elia era alla guida di una Fiat Panda di colore bianco. I killer gli hanno tagliato la strada con una Alfa 147 cominciando a sparare all'impazzata con il kalashnikov. Il romeno, subito gravemente ferito è rimasto accovacciato nell'auto, Francesco Elia, benché ferito, che era alla guida, ha tentato di fuggire a piedi. È stato raggiunto e finito con una serie di colpi al volto che l'hanno sfigurato. La 147 nera è stata data alle fiamme e ritrovata nelle campagne.

Francesco Elia era stato assolto in via definitiva dall'accusa di tentata estorsione e associazione mafiosa nel febbraio del 2018. Il quarantenne ucciso stamane a Cassano era stato arrestato con queste accuse dalla Dea di Catanzaro nel 2007 nell'ambito dell'operazione "Omnia". A Elia veniva contestato di fare parte della cosca Forastefano di Cassano all'epoca guidata dal boss Antonio Forastefano, detto "Tonino il diavolo". In primo grado cadde la imputazione di tentata estorsione e venne condannato a due anni di carcere per associazione mafiosa. La sentenza in appello venne confermata ma la Cassazione la annullo disponendo un nuovo processo poi conclusosi, dopo 10 ani e sette mesi, con una assoluzione definitiva.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Corigliano, agli ordini del capitano Cesare Calascibetta e gli investigatori della Mobile di Cosenza, guidati dal vicequestore Fabio Catalano.

La Sibaritide rimane una terra insanguinata dalla 'ndrangheta. Il 23 luglio dello scorso anno, in contrada Apollinara, zona posta al confine tra Cassano e Corigliano Rossano, sono stati assassinati a colpi di kalashnikov Pietro Greco, 39 anni, cassanese ma residente a Castrovillari e Francesco Romano, 44 anni, coriglianese. Identica a quella mostrata stamane nell'omicidio di Francesco Elia, la "tecnica" esecutiva adottata dai sicari: l'uso del fucile mitragliatore sembra da qualche tempo "firmare" le azioni più cruente compiute nell'area centro settentrionale ionica della Calabria.

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