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La supercosca Zingari-'ndrangheta dietro l'omicidio Elia a Cassano

Il luogo dell'omicidio di Francesco Elia. A destra la vittima

Una supercosca formata da criminali nomadi - il cosiddetto clan mafioso degli "zingari" - e 'ndranghetisti riconducibili ai sodalizi tradizionali della mafia calabrese attivi nella Sibaritide, sarebbe responsabile dei fatti di sangue e delle ripetute intimidazioni e degli attentati incendiari compiuti negli ultimi due anni contro imprenditori agricoli, strutture turistiche, imprese edili e di costruzioni, aziende commerciali e di ristorazione.

Il gruppo criminale sarebbe dietro anche all'agguato compiuto mercoledì mattina in contrada "Caccianova" di Cassano. Un agguato in cui è stato ucciso a colpi di kalashnikov il quarantenne Francesco Elia, 40 anni, che viaggiava a bordo di una Fiat Panda in compagnia dell'operaio romeno Mihita Capraru Bogdan, 30 anni, ferito gravemente e fintosi morto per sfuggire ai sicari (tre in tutto) entrati in azione. Lo straniero, ricoverato in terapia intensiva nell'ospedale di Cosenza, potrebbe fornire agli investigatori dell'Arma indicazioni utilissime sui killer.

La supercosca attiva nella vasta area compresa tra Cassano, Sibari, Villapiana, Corigliano Rossano, Castrovillari, Altomonte, Trebisacce sarebbe nata dopo le guerre scoppiate nella Sibaritide nello scorso decennio e dopo i maxiprocessi istruiti dalla Dda di Catanzaro contro boss e picciotti culminati in decine di condanne.

Processi nei quali era incappato pure Francesco Elia che era stato dapprima condannato per associazione mafiosa ma poi assolto con sentenza definitiva. Alla "regia" della supercosca sarebbero riconducibili le morti violente del boss Leonardo Portoraro (Villapiana Lido giugno 2018), dell'aspirante boss Pietro Longobucco trovato cadavere in un furgoncino inabissato nelle acque del porto di Schiavonea (dicembre 2019), la scomparsa per lupara bianca di Antonio Sanfilippo, stretto amico di Longobucco (dicembre 2019), la sparizione di Vito Rosolino Sposato, avvenuta a Corigliano Rossano nel luglio 2019 e il duplice omicidio di Pietro Greco e Salvatore Romano, compiuto il 22 luglio dello scorso anno in contrada Apollinara al confine tra Cassano e Corigliano Rossano.

Sulle vicende delittuose indagano i magistrati della procura distrettuale di Catanzaro, coordinati da Nicola Gratteri e dall'aggiunto Vincenzo Capomolla. Il pm antimafia titolare dei fascicoli è Alessandro Riello. Impegnati sul fronte dei delitti i carabinieri della compagnia di Corigliano, guidati dal capitano Cesare Calascibetta e gli investigatori del Reparto operativo di Cosenza, diretti dal tenente colonnello Raffaele Giovinazzo e dal maggiore Giuseppe Sacco. La supercosca sibarita avrebbe interessi e diramazioni anche in Germania.

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