Il nuovo potere criminale. La Sibaritide ripiomba nel terrore con un omicidio simbolico, compiuto per far capire a tutti chi comanda in una delle aree più ricche della regione. Giuseppe Gaetani, 50 anni, assassinato sotto casa, stasera, in contrada Pantano Lungo di Cassano, era un vecchio amico del superboss Leonardo Portoraro, massacrato a colpi di kalashnikov, in pieno giorno, mentre se ne stava seduto a godersi il sole di giugno in un bar di Villapiana. Era il 6 giugno del 2018. Cancellato dalla scena il “capo dei capi”, sono caduti, uno dopo l’altro, tutti quelli che avevano osato mostrarsi troppo “autonomi” e intraprendenti. Il 22 luglio del 2019, in contrada “Apollinara”, al confine tra Cassano e Corigliano, toccò a Pietro Greco e Francesco Romano finire fucilati dalle raffiche dei fucili mitragliatori di fabbricazione sovietica. Il tre giugno di quest’anno stesso copione e stesse armi: a cadere, questa volta, Francesco Elia 40 anni, figlio del boss Alfredo Elia, ammazzato nel 1992 ai Laghi di Sibari. I proiettili calibro 7,62 rappresentano il “segno del comando”.
Gaetani, soccorso e trasportato d'urgenza nell'ospedale dell'Annunziata di Cosenza, è giunto a Cosenza che era ormai cadavere. Sul posto dell'agguato sono intervenuti i carabinieri del Reparto operativo provinciale, diretti dal colonnello Raffaele Giovinazzo. Nessuna traccia del killer che ha agito con il volto mascherato da un passamontagna e armato di pistola calibro 9. Dell'accaduto è stato prontamente informato il procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri e i pubblici ministeri della procura di Castrovillari. Sul luogo dell'omicidio e in ospedale pure gli uomini della squadra mobile di Cosenza, guidati dal vicequestore Fabio Catalano.
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