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Imprenditore sotto usura a Castrovillari, le "soffiate" del dipendente della Procura

I passaggi dell’intera imbarazzante vicenda sono ricostruiti nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luca Colitto

Agostino Rizzo, ex procuratore della Repubblica di Castrovillari

Spifferi giudiziari. Anzi, per usare il gergo poliziesco, vere e proprie “soffiate” fatte da un dipendente della Procura della Repubblica di Castrovillari al nipote, Andrea Maradei, finito in manette, l’altro giorno, per usura, estorsione e traffico di armi. Maradei nel 2018 si rivolse ad Antonio Pace - ora indagato per violazione del segreto istruttorio – per sapere se vi fossero a suo carico indagini aperte dalla magistratura inquirente.

E quando ne ebbe contezza, grazie all'accesso arbitrario al sistema informatico degli uffici giudiziari fatto da Pace, non esitò a chiedere aiuto al suocero, l’ex procuratore della città del Pollino, Agostino Rizzo. E quest’ultimo tentò, senza successo, di incontrare il suo successore, Eugenio Facciolla che, però, non volle mai riceverlo. I passaggi dell’intera imbarazzante vicenda, sono ricostruiti nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, Luca Colitto. Agli atti vi sono i filmati che ritraggono Maradei con Pace mentre si accertano dell’esistenza dell’inchiesta e persino il “pizzino”, cioè un biglietto, nel quale vennero annotati i nomi di tutti gli indagati e delle parti offese.

Non solo: nel fascicolo è contenuta anche la testimonianza di una collega di lavoro della “talpa” che ha confermato agli inquirenti la presenza di Andrea Maradei nella stanza che Pace occupava prima di essere trasferito ad altro ufficio. Non solo: tra le carte v’è pure traccia evidente dei rapporti che, sempre Maradei, tenne con un altro dipendente della Procura per informarsi dei movimenti di Facciolla e favorire, quindi, l’auspicato faccia a faccia tra il magistrato e il suocero.

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