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Il femminicidio di Lisa Gabriele a Montalto, i depistaggi e quelle "strane" dimenticanze

L'assassinio di Lisa dagli occhi blu. Maurizio Abate, ex poliziotto, di 50 anni, è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso, il 7 ottobre del 2005 Lisa Gabriele, una ragazza ventiduenne di Rose con cui aveva una relazione. L'uomo è stato fermato stamane dai carabinieri del colonnello Agatino Saverio Spoto a San Lucido. Il corpo di Lisa venne ritrovato la mattina di domenica 8 ottobre 2005 in un boschetto di Montalto Uffugo.

Depistaggi e strane dimenticanze...

La sim-card estratta dal telefonino della vittima e poi ritrovata dai carabinieri dentro un borsa termica fu fatta sparire; il perito medico legale incaricato dell'esame esterno del cadavere consigliò di non fare l'autopsia ritenendo evidente che si trattasse di un suicidio; i testimoni sentiti da un sottufficiale dell'Arma senza verbalizzare le loro dichiarazioni furono invitati a non rendere ufficialmente testimonianza; i vestiti indossati dalla vittima vennero invece sequestrati solo cinque giorni dopo il ritrovamento della salma. Sono stati gli stessi carabinieri nel corso della nuova indagine avviata per far luce sulla morte di Lisa Gabriele a mettere in rilievo, individuare e denunciare comportamenti censurabili penalmente, ma non più perseguibili a causa della intervenuta prescrizione dei reati.

Abate: le armi, la droga e i depistaggi

L'ex poliziotto Maurizio Abate è finito sotto indagine negli anni scorsi con l'accusa di detenzione illegale di armi. La Mobile di Cosenza, nel settembre del 2019, trovò nello scantinato che era nella disponibilità dell'uomo una pistola calibro 9 per 21 con matricola abrasa. Abate venne arrestato. Le indagini avviate nell'ottobre del 2005 per fare luce sulla morte di Lisa Gabriele subirono rallentamenti e depistaggi a causa di discutibili condotte tenute da un sottufficiale dell'Arma con cui la ragazza aveva rapporti. Le indagini condotte dai carabinieri di Rende hanno accertato anche questo.

All'epoca del delitto Abate prestava servizio nella polizia stradale di Cosenza poi è stato trasferito in Prefettura. In seguito è stato arrestato ed espulso dalla Polizia. Nella indagine condotta dalla procura di Cosenza per l'omicidio di Lisa Gabriele è indagato pure per spaccio di droga.

Ipotesi ruolo logge deviate

Si fa largo l’ipotesi di possibili favoritismi e coperture da parte di logge della massoneria deviata, che avrebbero consentito all’indagato di evitare inizialmente di essere incriminato, nel fascicolo dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza che ha portato all’arresto dell’ex agente della polizia stradale Maurizio Mirko Abate con l’accusa di essere il responsabile dell’omicidio della 22enne Lisa Gabriele, avvenuto nel 2005 a Montalto Uffugo. È proprio il Gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Abate a fare riferimento ad «anomalie investigative» nell’indagine che fu condotta a carico dell’ex poliziotto subito dopo l’assassinio della giovane. Anomalie che vengono attribuite ad ambienti investigativi vicini a logge deviate di cui faceva parte lo stesso ex poliziotto, che non ha mai nascosto, peraltro, la sua appartenenza alla massoneria. Si fa l’ipotesi, inoltre, che l’autore dell’esposto inviato nel 2019 alla Procura della Repubblica di Cosenza che ha consentito la riapertura delle indagini sul conto di Abate, in un primo tempo archiviate,. possa essere stato un collega dell’ex poliziotto. Una persona che era a conoscenza, oltre che della relazione di Abate con Lisa Gabriele, di molte circostanze riguardanti la sfera privata e personale dell’uomo.

Un'attesa di 17 anni. Gli avvocati: “Situazione difficile da gestire umanamente”

«La famiglia di Lisa aspetta da 17 anni giustizia. Abbiamo appreso la notizia dalla stampa. Non conosciamo gli atti processuali, ma questa notizia si porta dietro anche tanto dolore». È quanto ha detto l’avvocato Nunzia Paese che assieme al collega Gianluca Bilotta rappresenta la famiglia di Lisa Gabriele, uccisa nell’ottobre del 2005 a Montalto Uffugo nel Cosentino. L’avvocato Paese stamane ha sentito i familiari della ragazza uccisa. «Si tratta - ha spiegato - di una situazione umanamente difficile da gestire. E anche l’approccio sia dal punto di vista umano che giuridico è abbastanza delicato e complesso. Non abbiamo contezza degli atti investigativi compiuti dalla Procura. Siamo sicuri - ha concluso - che dopo quattro anni (dalla riapertura delle indagini, ndr) gli elementi raccolti ci faranno ricostruire ciò che è accaduto e ci faranno conoscere la verità».

 

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